DISSERTAZIONE SUL SUONO

Che cosa è il "Suono?". Per rispondere parzialmente a questa semplice domanda, ho impiegato molti anni della mia vita, e nonostante l'esser riuscito a dare alcune risposte, la certezza più grande che ho acquisito, è che è talmente sfuggevole da non consentire a nessuno di poterlo conoscere fino in fondo il Suono.  

Jakob Ludwig, secondo violoncello Teatro alla Scala

Prima di parlare di archi credo sia giusto spendere due parole su un paio di concetti base del suono, e sulla sua percezione. In questi anni, sia per passione, che per lavoro ho dovuto sviscerare il suono in molte delle sue sfaccettature, e mi sono reso conto che questa parola è interpretata da tutte le categorie che vi vengono a contatto in modo diverso, e che a tutte manca, come dire, una parte di cielo.

Il primo scontro con il suono è avvenuto per me, come per molti di noi, tentando di tirar fuori delle note ascoltabili dal mio contrabbasso. Affrontavo il problema da strumentista e sapevo quello che le mie orecchie volevano sentire; conoscevo il mio suono. Dopo alcuni anni ho incontrato l'altra grande passione della mia vita l'archetteria. Sono entrato a far parte dello staff del M° Lucchi. Nel laboratorio del M° Lucchi, notoriamente rivolto alla ricerca più di qualsiasi altro, ho avuto modo di apprendere nuovi concetti sul suono, che mi hanno spiegato il perchè il mio arco mi era piaciuto così tanto. Per noi contrabbassisti la scelta di un arco è per certi versi molto più semplice che per altri strumentisti, abbiamo delle corde talmente grandi, che se l'arco è fatto con buon materiale ce ne accorgiamo subito; riusciamo a far capire qualche nota! Per violinisti, violisti, o violoncellisti invece non è così semplice. Le corde sono più fini, e anche un arco scadente le può far vibrare, e quindi è più facile cadere in equivoco.

Arrivato a questo punto credevo di avere una visione del problema abbastanza ampia, eppure con alcuni musicisti non riuscivo proprio a dialogare. Per capire il perchè di queste incomprensioni ho avuto bisogno di venire a contatto con un altra realtà del suono. Un paio di anni fa mi sono preso una pausa dall'archetteria, e cambiando completamente ambiente, ho collaborato allo sviluppo di un software dedicato al processamento del segnale audio nel dominio digitale. Questo software, sviluppato dalla TangerineTech Engieering, presso i laboratori del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) di Pisa, altro non è che un equalizzatore parametrico; uno di quegli aggeggi con tante levette che addobbavano gli impianti stereo degli anni ottanta tanto per capirci, solo,molto più potente e raffinato, ed installato su un Mac.

Frequentare questo ambiante ha allargato molto le mie vedute. Dovete sapere che questo SW nasce, come tutti gli equalizzatori, dall'esigenza di attenuare o enfatizzare delle frequenze riprodotte in ambiente da degli altoparlanti acustici. Le onde sonore quando sono riprodotte interagiscono con l'ambiente che attenua o esalta alcune frequenze piuttosto che altre, provocando, in special modo per gli impianti stereo ma non solo, degli squilibri, dovuti all'arredamento, al posizionamento dei diffusori, alle dimensioni e proporzioni della sala d'ascolto. Con questo SW è possibile rimettere le frequenze al posto giusto senza perdere qualità sonora. Naturalmente un oggetto così particolare è dedicato a chi fa dell'ascolto della musica una sua passione; questa figura folle è l'audiofilo.

Prima di mettere sul mercato il prodotto abbiamo avuto un lungo periodo di gestazione, in cui abbiamo girato l'Italia in lungo e in largo,  per capire le esatte potenzialità del prodotto testandolo sul campo. Questo lungo peregrinare ci è servito soprattutto a scoprire come usarlo al meglio. In tutti gli impianti che avevamo "corretto", noi eravamo più che soddisfatti del risultato, la risposta in frequenza veniva trattata adeguatamente, e il miglioramento sonoro era lampante. I proprietari dell'impianto però, anche ammettendo gli evidenti miglioramenti, non sembravano entusiasti quanto noi dei risultati. I motivi di tale insoddisfazione sono da ricercarsi in due origini ben distinte e definite, e sono una psico-acustica, l'altra tecnica.  Il motivo tecnico consiste nel fatto che riprodurre alcune frequenze così come sono in natura, ad esempio quelle altissime del violino, fino al giorno d'oggi era molto difficile se non impossibile nel dominio digitale. I processori di calcolo non  erano ancora abbastanza potenti, e la distorzione armonica provocata dalla bassa codifica del segnale rendeva queste frequenze sgradevoli, quindi venivano attenuate in sede di mastering del disco. Con il nostro sistema noi riuscivamo a rimettere quelle frequenze al loro posto, ma l'audiofilo di turno, che al contrario di quello che sarebbe naturale pensare non è un appassionato di musica, ma di impianti, e quindi probabilmente non ha mai sentito un concerto in vita sua, non lo riconosceva come reale; solo perchè il violino suonava come un violino, e non come una viola! Finalmente, quando ormai avevamo perso la speranza ci siamo imbattuti nell'audiofilo giusto, che dopo aver sentito il nostro sistema ha letteralmente iniziato a fare i salti di gioia, e non a caso è uno che il suono degli strumenti naturali lo conosce piuttosto bene. Il suo nome è Jakob Ludwig, è il secondo violoncello del Teatro alla Scala, ed oltre ad avere uno degli orecchi più chirurgici che io abbia mai incontrato, è anche un progettista audio di una finezza non comune, e io e l'ing. Bianchi siamo onorati di poter collaborare con lui.

Jakob, ha un ottimo orecchio e soprattutto un ancor migliore spirito di osservazione e di deduzione logica, ma non per tutti i musicisti è così. Spesso infatti ad un buon orecchio non viene associata la logica, e anche se si conosce il suono naturale dello strumento, si può comunque cadere in errore. Ma di questo ne parliamo la prossima volta.

Il secondo motivo per cui il nostro sistema non convinceva è puramente psico-acustico. Ogni audiofilo quando arriva a casa la sera, si toglie le scarpe, abbassa le luci, accende lo stereo e mette su uno dei suoi dischi preferiti. Quello che vuol sentire è il suo stereo, il suo suono, e noi anche se lo miglioravamo, allo stesso tempo lo stravolgevamo completamente alle volte, e lui non lo riconosce più, ed ovviamente non può piacergli al primo ascolto. Il suo aveva dei difetti, ma con il nostro é come andare ad ascoltare musica a casa di un altro!

Per quello che riguarda gli impianti stereo, abbiamo ormai imparato ad attenuare leggermente i difetti, invece di risolverli, e gli utenti sembrano essere felici. In fin dei conti il loro è solamente un hobby, se lo stereo non è proprio perfetto chi se ne importa, a loro piace così, e se suona male l'affitto si paga comunque visto che non è un lavoro. Alle stesse suggestioni psico-acustiche sono soggetti anche gli strumentisti, quando mettono l'arco sulla corda vogliono sentire il loro suono, sentirsi a casa. L'unica differenza è che loro l'affitto lo pagano con la musica, e cercare di capire può essere fondamentale. Ma anche di questo ne parliamo la prossima volta.

Tutta questa lunga dissertazione, non strettamente inerente agli archi, sul mio viaggio attraverso il suono mi è servita solo per darvi un idea di quanto sia enorme questo argomento. Spesso invece proprio dai musicisti vedo leggerezza nel confrontarsi con la realtà del suono.

La dissertazione è finita, ma l'argomento suono tutt'altro.

A presto

Paolo