ETIENNE PAJEOT: L'ARCHETTAIO DALLE MILLE TESTE

Come già accennato la scorsa settimana, Etienne Pajeot è stato uno Genio alla pari di altri pochissimi, come Persoit e Dominique Peccatte. Anche se leggermente diverso; un genio col motorino!

Etienne Pajeot - arco da violoncello 1820/25

Questa definizione scherzosa, è stata usata da un collega parlando di quel particolare tipo di genio, che possiede un enorme talento manuale, ed una altrettanto grande propensione al commercio. Ma fare commercio e costruire enormi quantità di archi, oltretutto bellissimi, non è assolutamente possibile, poiché siamo tutti esseri umani ed il giorno ha solo ventiquattro ore. Quindi ad un certo punto della carriera smettono di costruire e si mettono a fare altro. E, anche se pronunciate ha denti stretti, le parole di Millant e Raffin, lasciano più che intuire che Etienne Pajeot fosse uno di questi.

Come già detto, il piccolo Etienne viene al mondo in condizioni non troppo semplici. La madre muore sei giorni dopo averlo partorito ed il padre la seguirà non molto tempo dopo; nel 1804, quando il figlio ha solamente tredici anni.

Come d'uso in quel periodo, Etienne inizia ha frequentare il laboratorio paterno all'età di dieci anni circa. Ma ovviamente, ha causa della prematura morte del padre, non apprende molto della professione dell'archettaio da lui. Si crede che abbia completato la sua formazione lavorando in vari laboratori di liuteria e archetteria presenti a Mirecourt.

Dopo un decennio di apprendistato, nel 1815, inizia a lavorare per proprio conto e a timbrare i suoi archi.

Nonostante tutti gli archettai di Francia, eccezion fatta per Tourte, Persoit e pochissimi altri, siano nati, o abbiano studiato a Mirecourt. Quelli che vi rimanevano a lavorare per tutta la vita venivano considerati artigiani di serie B, e questo Pajeot non lo poteva sopportare.

Era sempre aggiornato da artigiani e collaboratori che risiedevano a Parigi, su quali fossero le novità proposte dai suoi diretti concorrenti, uno su tutti J.B. Vuillaume, e cercava di essere sempre un passo avanti. Un caso in cui non lo fu, che è anche il motivo principale per il quale i suoi rapporti con Vuillaume passarono da freddini, a inesistenti, è quello dell'arco autoincrinante. Il progetto nasceva dall'esigenza di dare la possibilità al musicista di cambiarsi i crini da solo, visto che non tutta la Francia pullulava di archettai come Parigi, e che gli spostamenti erano molto più lenti di oggi.

Probabilmente i due affrontarono questo problema nello stesso momento, sta' di fatto che Vuillaume lo risolse in maniera più brillante e lo brevetto per primo nel 1836. E Pajeot, con neanche troppo velate accuse di "spionaggio industriale", interruppe definitivamente  suoi rapporti con il collega Parigino.

Oltre all'arco autoincrinante, Pajeot fu tra i primi ad inserire la coulisse in metallo che copre e protegge l'ottagono del nasetto, addirittura estremizzandola, facendo si che il metallo andasse a coprire anche il davanti della paletta. Questa speciale coulisse molto scomoda per il musicista, non fu praticamente adottata da nessun altro costruttore.

Etienne Pajeot muore nella Mirecourt dove è nato, nel 1849 e il nel certificato non gli viene accreditata nessuna attività. Segno evidente che non avendo figli, aveva chiuso l'attività professionale presumibilmente per motivi di salute, alcuni anni prima.

Il Carattere

Copia nasetto Etienne Pajeot

Pajeot è certamente un artigiano dal carattere forte e deciso. Quando si osservano le sue teste si viene colpiti dal deciso e netto tratto della mano, e dall'altrettanto evidente carenza di educazione estetica. L'insieme generale risulta alle volte addirittura privo di grazia, anche se carico di quella forza che trasforma il brutto in bello.

I nasetti, sono architetturalmente progettati perfettamente e risentono comunque anch'essi del carattere schietto dell'autore.

La lavorazione dell'ottagono alle volte non è esteticamente eccelsa, ma la distribuzione della curva e degli spessori è perfetta. Parlando di funzionalità gli archi Pajeot sono tra i più grandi mai costruiti! 

Dopo il '25

Tutto quello che ho detto della stilistica di Pajeot, è naturalmente rivolto al suo personale lavoro, che si riduce molto dopo il 1825. E' ormai un artigiano maturo e con una posizione, ed in più come dicevo, oltre a fare archi deve anche occuparsi del commercio, dei brevetti, della progettazione, e inizia anche lui a fare come il suo rivale Vuillaume, commissionando il lavoro ad archettai giovani e talentuosi.

Osservando lo stile degli archi successivi al 25-30, si può notare che alcuni di essi sono fatti da una mano, altri da un altra, e molto spesso in nessun caso è quella di Pajeot. Anche se lo nascondeva un pochino di più, lui come Vuillaume aveva ben più di un aiutante.

Aveva anche lui come il suo collega un intuito formidabile per selezionare il personale, non a caso molti dei suoi aiutanti hanno lavorato anche per l'altro.

Tra i collaboratori più famosi di Pajeot ci sono nomi grandi quasi quanto il suo, come  Fonclouse, Maire, Maline, solo per citare i più importanti.

Anche se non ha eseguito ogni arco personalmente, Etienne Pajeot è stato e rimane uno dei quattro più grandi archettai di tutti i tempi. Mi è capitato di averne tra le mani molti, e nessuno di essi è stato una delusione, ne dal punto di vista estetico, ne meccanico/sonoro; ivi compreso questo bellissimo arco da violoncello, anche se sfortunatamente con il nasetto non originale.

A presto

Paolo.