IL CIECO

In questi anni il mio collega, il M° Navea Vera, mi ha abituato ad un livello qualitativo medio impressionante. Gli ho visto far uscire archi eccellenti da bacchette che il 99% degli archettai avrebbero dato per perdute. Quando però Daniel incontra un miracolo della natura come questo pezzo di pernambuco, tale è l'amore ed il rispetto che gli porta, da non poter fare a meno di trasformarlo in uno di quegli oggetti che io chiamo i "Numeri Zero".

Arco da viola D.T. Navea Vera "Il Cieco", in ebano, oro, e tartaruga

Proprio pochi giorni fa stavo parlando con un collega dicendogli che da quando ho iniziato a fare questo lavoro, i miei occhi si sono modificati e affinati. Riguardo adesso archi che solo dieci anni fa mi apparivano carini, e li vedo brutti e sciatti senza rimedio.

E' un normale processo di apprendimento, che con lo studio e l'esercizio, mi ha portato ad un livello di decrittazione della forma, che mi consente di apprezzare l'enorme lavoro di ricerca stilistica del mio collega. Spero solo di riuscire a far vedere anche a voi, nel profondo, a che livello di perfezione stilistica e formale sia arrivato.

Arco da viola D.T. Navea Vera "Il Cieco", in ebano, oro, e tartaruga

Come già detto il legno è di quelli che si presta al miracolo. All'inizio avevo selezionato questa bacchetta per costruire un arco da violino particolarmente bello per un cliente importante. Il legno, oltre ad avere una velocità di propagazione del suono di poco inferiore ai 5900 m/s, appariva alla vista anche molto scuro. Solitamente questo tipo di materiale è indicato per la viola appunto, ma accade sovente che il legno lasciato a stagionare imbrunisca in superficie. Naturalmente appena lo si lavora torna del colore originale, che di solito è più chiaro.



Conscio di questo, quando seleziono il materiale sono solito passare la pialla per vedere appunto il colore originale. Questa volta invece ho direttamente consegnato la bacchetta a Daniel senza accertarmi di che colore fosse realmente.

Dopo un paio di giorni Daniel mi chiama e mi fa vedere la bacchetta aggiungendo: "Son due giorni che piallo e rimane color cioccolata!"

Ho preso la bacchetta tra le mani, l'ho guardata e ho detto: "Arco da viola...", "In oro", ha aggiunto Lui esplicitando il mio pensiero. Il risultato lo state vedendo.

La natura come già detto ci aveva già messo tutto. Oltre al colore molto scuro, con una velatura dorata sottostante, è anche tagliato perfettamente radiale e la fibra longitudinale è stretta e ben marcata. E poi Daniel.

Da qualche anno oramai abbiamo deciso di modificare la stilistica delle testine degli archi da violino e viola. Se ben ricordate Daniel proponeva una stilistica ispirata a Sartory, anche se molto personale. Passare da una forma ad un altra comporta un lungo periodo evolutivo, che consenta all'artigiano di farsi entrare nelle mani e negli occhi le nuove linee. Tale stadio è a parer mio arrivato a compimento in questo ultimo lavoro.

La geometria della testa è un rincorrersi di linee che si intersecano sinuosamente guidando l'occhio dell'osservatore a movimenti forzati quanto inconsapevoli. Se tornate per un attimo a osservare le prime due foto cercherò di spiegarvi il perché il vostro occhio vede armonica questa testa.

Partiamo dalla seconda foto e provate a seguite la linea della luce che va verso il vertice della cresta della testina. Alla fine la luce fa una piccola curva e se osservate bene noterete che è molto simile sia a quella della cresta che a quella dello smusso.

Facendo questo piccolo esercizio ci siamo già accorti che le due circonferenze, quella dello smusso e quella della cresta sono uguali. Facendo adesso scendere l'occhio, noterete che anche la circonferenza bassa del profilo sembra veramente molto simile alle altre due; è solo capovolta, e è da quest'ultima che riparte il movimento.

Sviluppando la circonferenza bassa della testina entrando molto sulla guancia, si viene a delineare un altra linea curva, che da un lato riporta l'occhio sullo smusso, dall'altro invece lo lancia verso la cresta chiudendo.

Fasciatura in piattina d'oro e tartaruga chiara

Il modello del nasetto è sempre e naturalmente Dominique Peccatte, anche se questa volta ha una particolarità; parla Francese con accento Anglosassone.

Eh si; uno dei pochi nasetti, se non l'unico, costruiti dal mio collega ad essere senza occhi. La decisione di montarlo così è, come di sovente, suggerita dal caso. Daniel aveva appena finito di lucidarlo e mi stava dicendo che, nonostante averle ordinate da settimane, le madreperle per gli occhi degli archi in oro non erano ancora arrivate, e lui era fermo con il lavoro. Mentre mi parla istintivamente prendo in mano il  nasetto appena levigato e dalla bocca mi esce: "Daniel, questo ebano è meraviglioso, perché non lo montiamo nudo?". Lui mi guarda e con l'espressione felice mi dice : "Hai ragione, non ci avevo pensato".

Naturalmente oltre al materiale meraviglioso che sono riuscito a reperire per questo nasetto, c'è anche Daniel.

La stilistica non solo si mantiene prettamente Peccattiana, ma addirittura la tendenza si sta' piacevolmente accentuando. La circonferenza alta della gola nonostante non si abbassi oltre la linea della paletta, è disegnata in modo da svilupparsi all'indietro per accentuare l'aggressività. Quella bassa si slancia invece verso l'angolo posteriore alto del nasetto a cercare la quadratura della forma.

Bottone pieno con doppio colletto

Arco da viola D.T. Navea Vera "Il Cieco", in ebano, oro, e tartaruga

Un oggetto unico, elegante e serioso, per il quale sono d'obbligo le congratulazioni per il livello ottenuto dal costruttore; bravo Daniel e grazie.

Marchio a fuoco D.T. Navea Vera

A presto

Paolo