PECCATTE: LA RIBELLIONE SILENZIOSA

Come già saprete per stabilite l'autenticità di un arco gli esperti si basano su criteri oggettivi come le scelte stilistiche e i difetti di vista dell'artigiano. Ma la conferma di tale autenticità viene data soprattutto del carattere che queste forme esprimono, e quello di Dominique Peccatte era così forte e dominante, che nonostante abbia adottato più di una stilistica i suoi archi sono inconfondibili.

Arco da violino Dominique Peccatte oro e tartaruga

Stanco della provincia e del lavoro di parrucchiere, arriva Parigi nel 1826, all'età di sedici anni, ed inizia il suo apprendistato presso il laboratorio di Jean Baptiste Vuillaume, dove viene affidato agli insegnamenti di J.P.M. Persoit.
Nonostante siano ambedue artigiani di livello assoluto, sono anche molto diversi tra di loro da punto di vista caratteriale. Mentre Persoit è un poeta dell'arco e costruisce per la gioia di farlo, per Peccatte è diverso. Fare archi certo gli piace, ma per lui è principalmente un lavoro, e quindi lo affronta come tale.

Come ovvio e naturale, nei primi anni di lavoro Dominique si ispira alle stilistiche del suo maestro, ma non riesce ad ottenere gli stessi risultati. Con questo non voglio dire che i Persoit sono superiori ai Peccatte; personalmente come sapete ho una predilezione per il primo, ma si tratta solo di affinità elettive. Le stelle di questi due artigiani brillano di eguale intensità.
Peccatte non è mai riuscito ad ottenere la stessa serenità delle forme semplicemente perché non era un tipo sereno.
Persoit era un anima gioiosa e tranquilla, e anche se più vecchio di Vuillaume di ben quindici anni, si è sempre messo in un angolo a lavorare, senza avere velleità di fama, successo, o soldi.
Peccatte no, non era un tipo così solare, ne tanto domabile e remissivo.

Aveva un talento fuori dal comune e lo sapeva. La sua rapidità di esecuzione rapportata alla qualità del lavoro è a dir poco impressionante; in poche ore era capace di finire un arco a partire dalla bacchetta piegata. Naturalmente, in particolar modo quando lavorava da Vuillaume, alcuni dettagli che vedremo più avanti erano poco curati, ma nel tempo che Persoit costruiva un arco perfetto sia meccanicamente che esteticamente, lui ne faceva dieci. Più rudi e concreti, ma con una meccanica non meno perfetta.

Anche nel suo rapporto con Vuillaume, è molto diverso da Persoit. Lui è sicuramente quello che ha avuto meno timore reverenziale di chiunque altro nei confronti del suo capo.
Non si è mai sentito inferiore a Vuillaume e si è posto davanti a lui come un suo pari. Il potere costituito gli doveva far venire l'herpes. Alle volte ingoiava perché non poteva fare altro, come nel caso del servizio di leva. Come vi ho già detto, fu costretto a costruire un numero imprecisato di archi per sdebitarsi, ma se ne si osserva alcuni ci si può rendere conto di con quale fatica riuscisse a contenere la rabbia. Doveva essere furioso, ogni arco porta con se una parolaccia diversa!

Il motivo per cui si auto convince ad ingoiare, è che dicendo sempre di si e obbedendo ai voleri del suo padrone era riuscito ad ingraziarselo, e per questo motivo nel 1836 gli fu concesso di poter iniziare a collaborare con l'anziano Lupot II.

Nel 1838, dopo la scomparsa di Lupot, ne rileva il laboratorio, e da questo momento ha inizio quello che è i suo periodo d'oro.

La rabbia che deborda dal periodo Vuillaume, si trasforma in superomismo. Le linee si raffinano e perfezionano, ma affiora nettamente l'idea che questo uomo aveva di se e del suo lavoro, esplicitata da me un paio di post fa citando il Marchese del Grillo. Sapeva di essere il numero uno, perché così si sentiva. Come dicevo; sfrontato, ma eccelso, realmente tra i numeri uno.

Un atro aspetto curioso del carattere di Peccatte è il modo di interpretare il lavoro. Nel 1847, all'apice della carriera e con un assistente come Pierre Simon, decide di mollare tutto e di tornarsene a casa.
Non gli interessa se è ormai considerato un artigiano di primo livello, che potrebbe permettersi di arrivare alla vecchiaia tirando su giovani e facendoli lavorare per se; vuole fare altro.
Torna a Mirecourt e prova a far funzionare il piccolo appezzamento che gli aveva lasciato il padre, e gli affari gli vanno talmente bene che dopo alcuni anni compra una nuova casa e si dedica quasi esclusivamente all'attività di vignaiolo.

Lo stile

Grazie alla sua formazione e al talento non comune Dominique Peccatte ha eseguito archi con estetiche alle volte molto diverse tra di loro, ma tutte con la stessa forza. Nelle foto di questi due archi dominano gli spigoli del suo carattere.

Arco da violino Dominique Peccatte ebeno e argento

Il disegno della gola dei nasetti è sempre molto aggressivo, con la parte superiore che si alza ed indietreggia, creando una specie di sogghigno, e l'effetto è accentuato dalla lunghezza maggiore dell'anello e di tutta la paletta in generale.

Anche osservando le teste ci si rende conto di che pasta fosse il costruttore. Il profilo della cresta in relazione all'inclinazione della scarpetta è molto proteso in avanti, e lo smusso molto largo e rientrante amplifica la sensazione di spavalderia. E parlando di smusso introduce un piccolo accorgimento stilistico che contribuisce ad alleggerire tutta la testa.
Come potete vedere in quello montato in oro e tartaruga, lo smusso parte molto ampio per poi chiudersi quasi interamente all'arrivo sulla scarpetta. Questo effetto lo si ottiene facendo ruotare leggermente lo smusso su se stesso e abbassando di un decimo la guancia.
Tornate a guardare le due teste per rendervi conto di quanto un accorgimento così piccolo possa profondamente cambiare la fisicità di una forma.

Che altro aggiungere su un artigiano di questo livello. I suoi archi sono passati, e lo fanno ancora, dalle mani dei migliori musicisti degli ultimi due secoli, e ogni archettaio di questo mondo gli invidia qualcosa.

L'unico altro all'altezza dei suoi Maestri Tourte e Persoit!

A presto

Paolo