QUEL CHE NON FECERO I BARBARI, FECERO I BARBERINI!

Non preoccupatevi, non vi parlerò della storia di Roma, non ne sarei in grado, ma questa affermazione in uso nell'urbe capitolina è la prima cosa che mi è venuta alla mente quando ho visto questo scempio!

Arco da violoncello Arthur Vigneron "père"

Rompere un arco non è certo una cosa bella, anche perché non sempre c'è la possibilità di restaurarlo facendolo tornare efficiente come prima del danno, e in grado di poter lavorare in sicurezza. Ancora peggio del romperlo è però trovarsi sul cammino restauratori dalle dubbie capacita sia manuali, ma soprattutto speculative.

Quando il mio cliente ha comperato questo oggetto, lo ha fatto perché, seppur messo veramente molto male confidava nella maestria del mio collega, e devo dire aveva ragione; questa volta il Maestro Navea Vera ha stupito anche me!

Come dicevo, l'arco ha subito due danni; il primo, una classica rottura della testa. Questa frattura, comune negli archi costruiti con legno molto elastico, è relativamente semplice da riparare, ammesso che il restauratore conosca i proprio mestiere.

Esistono due modi per farlo, o meglio ne esiste uno giusto e l'altro sbagliato. La scuola Italiana, che prende ispirazione da quella Inglese, e fa un ulteriore passo avanti, si limita ad incollare la testina e successivamente mettere in sicurezza la tenuta dell'incollaggio con una piccolissima vite in titanio.

L'arco torna esattamente come prima dal momento che la bacchetta non viene toccata in nessun modo, e la vite avendo lo stesso peso del legno tolto non modifica neanche il bilanciamento.

Per vedere un esempio clicca qui.

Sfortunatamente per il proprietario, il restauratore che ha incontrato eseguiva il restauro sbagliato!

L'altra tecnica, usata prevalentemente in Francia, prevede che dopo aver incollato la testina si proceda con un taglio centrale che includa testina e bacchetta. Dopo aver fatto ciò si prepara una sottile lamella di legno e si inserisce nella fessura appena aperta.

Osservato dall'alto, ovvero da un occhio inesperto, questo restauro potrebbe apparire valido almeno quanto l'altro, non è però così e adesso provo a spiegarvi il perché.

I motivi che rendono questo restauro intrusivo ed eccessivamente pericoloso non sono così complicati da capire, anche se i Francesi non ci sono riusciti.

Aprendo la testina in due proprio in corrispondenza della cresta dell'arco il primo enorme problema è che ne si asporta la linea originale della testa, e buona regola del restauro vuole, che se esiste una strada meno intrusiva deve essere quella che viene percorsa.

Questo dettaglio potrebbe anche essere trascurato seppur grave, ma ce ne è uno molto più pericoloso, che invalida completamente questa tecnica.

Dovendo aprire in due la bacchetta, il colletto ne risulta notevolmente indebolito e provoca, come in questo caso il collasso dello stesso, come potete vedere.

La scuola Francese ha prodotto alcuni dei più grandi capolavori di questa disciplina, ma a giudicare da tutto quello che abbiamo in Italia, anche noi non siamo secondi a molti in quanto a meccanica e statica, e ascoltare un consiglio dei cugini Italici alle volte non guasterebbe.

Del restauro che eseguirà il mio collega non vi dico ancor nulla; vi farò la sorpresa non appena finito!

A presto

Paolo