ARCO DA VIOLINO PIERRE SIMON 1855/60 ; GLI INCONTRI
Il magnifico oggetto che vedete qui sotto, oltre ad essere completamente "puro" contribuisce ad avvalorare una volta di più la convinzione, che gli "incontri" fatti durante la nostra vita non sono affatto casuali.
Arco da violino Pierre Simon 1855-60 (Clicca per ingrandire)
L'oggetto fu costruito da Pierre Simon nel momento della sua piena maturità e sia per il materiale, che per la stilistica non conforme ai suoi canoni classici, rappresenta perfettamente la musicista che ha la fortuna di usarlo.
La proprietaria di questa bellezza è la sig.ra Isidora Romanoff-Schwarzberg, che naturalmente ringrazio per avermi dato la possibilità di fotografarlo ed analizzarlo.
Arco da violino Pierre Simon 1855-60 (Clicca per ingrandire)
L'arco, come dicevo, risale al periodo della maturità e lo si evince oltre che dalle stilistiche utilizzate, anche dalla capacità di quest'uomo, sviluppata con decenni di lavoro, di aggirare i problemi.
La bacchetta è in pernambuco marrone chiaro e tagliata perfettamente, come si vede dai raggi midollari che coprono interamente il lato destro della testina. Le particolarità che avvicinano questo arco alla sua utilizzatrice sono due; la densità del legno e le proporzioni della testa.
Questa bacchetta è di media densità e di colore non molto scuro. Solitamente questo tipo di materiale, soprattutto se ben tagliato, da all'arco un suono largo e arioso. Non è certamente un materiale che trova nel suo sviluppo aggressività e forza bruta, come nella maggior parte della produzione di Dominique Peccatte e in parte anche di Simon, ma piuttosto lucentezza e setosità.
In oltre se la struttura, come in questo caso, è stata sviluppata correttamente e naturalmente utilizzando concetti antichi, la bacchetta risulterà duttile e malleabile, consentendo all'esecutore di arricchire la tavolozza di nuances; se naturalmente ha la sensibilità per farlo. Proprio per questo motivo sostengo che gli incontri non son mai casuali; la più grande dote che riconosco alla sig.ra Schwarzberg è un enorme sensibilità sia musicale che puramente sonora.
Altra particolarità che li avvicina sono le proporzioni della testa, non classiche ma comunque armoniose e leggere. Se osservate attentamente noterete che la testina è leggermente più corta, e conoscendo un pochino la mentalità degli archettai, non credo che sia stata una scelta stilistica ma bensì una mancanza, di legno!
E' capitato anche a noi; uno degli archi da violoncello più belli che abbia costruito il mio collega ha la testina un millimetro più corta. Quando un archettaio ha in mano un tale pezzo di legno bello si inventa di tutto prima di buttarlo e di conseguenza lascia i canoni e crea; anche in questo caso se ci riesce.
Il lavoro che fa Simon è magistrale. Il suo problema principale è non aver spazio per sviluppare il giro della puntina e inclinare, come in molti suoi lavori, la cresta indietro. Se però lo avesse fatto in questo caso, la testina sarebbe risultata troppo sottile e avrebbe aumentato notevolmente il rischio di rottura.
Per risolvere il problema decide di dividere la testa in due parti; da un lato fa se stesso, dall'altro il suo maestro. Lui naturalmente è lo smusso; largo, generoso, e quasi perfettamente rotondo, a far affiorare il sorriso simpatico di questa vecchia volpe, che si collega alla circonferenza della puntina (naturalmente nella parte alta), e si espande sulla guancia fino a ricongiungersi con lo smusso.
Per la linea della cresta e la puntina si ispira decisamente a Dominique Peccatte, facendole rimanere molto dritte e spingendole avanti con il gioco dei triangoli che si formano congiungendo sia l'una, che l'altra con la linea che parte dall'arrivo dello smusso e attraversa il vertice della testa.
Poco di nuovo c'è invece da aggiungere su nasetto e bottone; è il Simon più classico che ci sia.
Le dimensioni sono quelle di Dominique Peccatte e la stilistica è un ispirazione ad un suo collega dal talento eccezionale e che Lui sfruttò molto almeno fino al 1851. Ovviamente sto parlando di Joseph Henry, che a sua volta le modificò dopo la rottura dei rapporti facendo le gole più morbide e rotonde.
In questo caso la gola è assolutamente classica; quasi quadrata e con la paletta superiore leggermente scivolata. La veretta ha gli angoli un poco smussati e lo sviluppo della guancia delimita una linea, come in Henry appunto, che si collega all'angolo posteriore in basso.
La slitta è conica, come tutto l'appoggio, e congiunta con la piastrina in argento che va a chiudere con una battuta a 90° il ginocchio.
Anche il bottone è un classico; in tre parti, martellato, e con doppio colletto, di cui il secondo sottilissimo.
La coulisse è fermata con le viti, come in tutta la sua produzione, e a confermare che nasetto e bacchetta sono nati insieme ci sono tre piccoli segnetti che ritroviamo identici anche sull'ottagono di legno come potete vedere. Questo era un modo usato anche nei laboratori piccoli per non confondere pezzi di archi, dal momento che tutti gli archettai hanno l'abitudine di lavorare in serie, preparando prima tre o quattro bacchette, e successivamente costruendo i relativi nasetti.
Come dicevo all'inizio del post, gli "Incontri" della vita non sono mai casuali e se avete avuto la fortuna di sentirli suonare insieme, Lui e la sig.ra Schwarzberg non potrete che concordare con me; un "incontro" veramente felice tra due grandi sensibilità.
Arco da violino Pierre Simon 1855-60 (Clicca per ingrandire)
A presto
Paolo
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