ARCO DA VIOLONCELLO NICOLAS LEONARD TOURTE 1790 C.CA
Sul testo più importante dedicato all'archetteria Francese, "L'Archet" - Millant/Raffin, ce ne sono fotografati solamente cinque (incluso questo); quel che vedete qui sotto non è un arco, ma bensì una testimonianza importantissima dello sviluppo di un architettura, oltre che del genio umano.
Arco da violoncello Nicolas Leonard Tourte 1790 c.ca (clicca per ingrandire)
Prima di descrivere per voi questa meraviglia è doveroso, non solo ringraziare chi mi ha permesso di fotografarla, ma anche dargli il benvenuto nella nostra piccola e umidissima città.
Il proprietario di cotanta bellezza è infatti il M° Antonio Meneses, che da quest'anno insegnerà presso la prestigiosa accademia Walter Stauffer.
Arco da violoncello Francois Xavier Tourte 1790 c.ca (clicca per ingrandire)
Passiamo dunque a Lui. Come detto sono gli albori dell'archetteria e gli oggetti costruiti in questo periodo, sono talmente privi di canoni stilistici che analizzarli da veramente del filo da torcere.
Sfortunatamente il nasetto, come in quasi tutti gli esemplari di questo periodo, non c'è. Le geometrie usate all'epoca erano belle ma anche eccessivamente delicate, come si accorgerà lo stesso Nicolas Leonard che le modificherà non più di dieci anni dopo.
La bacchetta invece non solo è stupenda, ma ha addirittura del miracoloso. Il legno è la prima cosa che colpisce e fa intuire la chiara visione del lavoro che aveva quest'uomo.
E' di media densità, tagliato perfettamente radiale, e di quella pasta che quando la vedi sai che se l'arco non funzionerà sarà solo colpa tua, perché la natura davvero ci ha già messo tutto. Marrone chiaro a fibra larga e con un leggero sottofondo dorato, ha ancora un ottima elasticità; circa 5350 m/s, e ciò vuol dire che quando Nicolas Leonard lo costruì doveva essere sicuramente sopra i 5900 m/s.
Oltre ad avere le idee chiare sulla selezione del materiale sapeva anche come gestire al meglio le bacchette. Questa ad esempio, se ha un difetto, è quello dell'inclinazione della fibra longitudinale rispetto all'asse della bacchetta. L'eccessiva inclinazione infatti riduce la lunghezza della fibra al colletto, che essendo il punto di massima flessione della bacchetta sottopone l'arco a rischio di rottura.
La fibra in questo caso è inclinata in modo strano. Sulla testina l'inclinazione è accentuata e all'arrivo sulla bacchetta si "raddrizza"; questo il motivo per il quale Tourte tiene gli smussi molto bassi rispetto alla curva della cresta. Facendo così riesce a tenersi sotto di circa mezzo millimetro ad una fibra che gli consente di avere un appoggio di sforzo tre volte più lungo.
La stilistica della testina è invece la dimostrazione di quanto libera fosse la nostra professione all'epoca e di quale fosse la grandezza di quest'uomo.
Tecnicamente viene chiamata testa con smusso a "V" ed è stata utilizzata da pochissimi artigiani tra i quali Jacob Eury circa trent'anni dopo. In questa particolare testa gli smussi si chiudono a "V" appunto, facendo scomparire la faccia inferiore dell'ottagono. In oltre Tourte li ruota talmente all'interno da farli scomparire all'arrivo sulla scarpetta e il motivo per cui lo fa è che ha bisogno di legno.
Se avesse sviluppato gli smussi in modo normale la testina ne sarebbe risultata sgraziata, in quanto troppo sottile, e per lo stesso motivo anche pericolosissima e a rischio di rotture.
Ruotando lo smusso all'interno riesce a mantenere un po di spessore di legno in più ed inoltre, usando un illusione ottica, ad armonizzare il movimento della testina.
La testina è molto scivolata all'indietro e nonostante questo ha una perfetta proiezione che la fa muovere in avanti, ma se provate a prendere i classici tre punti che servono a orientare le linee di prospettiva, inclinazione della casetta, vertice della cresta, e piede dello smusso non riuscirete a farla quadrare. Il vertice della cresta risulta essere troppo arretrato rispetto all'arrivo dello smusso.
La soluzione sta in un inganno visivo. Lo smusso parte largo e poi va a zero ma l'intera testina è costruita come se così non fosse, prendendo come appoggio di sviluppo un punto immaginario che sta due millimetri dietro la scarpetta e coincide con la larghezza dello smusso reale inclinato di circa 45° rispetto alla faccia inferiore dell'ottagono. Questa proiezione, difficile da vedere osservando la guancia frontalmente si evidenzia osservando la testina leggermente ruotata.
La scarpetta, seppur ben eseguita, non è originale, ma sostituita sicuramente dopo il 2000; anno di uscita del libro <></>"L'Archet" in cui sono pubblicate due foto dell'arco recante scarpetta in avorio (n.d.r. : "L'Archet" - Millant/Raffin primo libro, pag. 106, foto 15a e 15b).
Un oggetto unico ed eccezionale, con la curva di modello ovviamente antico perfettamate tirata e ad oggi una delle più integre che abbia visto. Come già scritto; un miracolo.
Arco da violoncello Nicolas Leonard Tourte 1790 c.ca (clicca per ingrandire)
A presto
Paolo
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