ANDRE VIGNERON FILS; L'AUTO-DISEREDATO

Ad uno sguardo superficiale i Vigneron possono apparire come una delle tante famiglie artigiane che operavano nel mondo dell'archetteria Francese dell'Ottocento, dove i padri formavano i figli che in seguito avrebbero proseguito la professione. Ed in un certo senso anche per loro è così, ma in un modo singolare.

Arco da violoncello André Vigneron "Fils" 1905/10

Nato a Mirecourt il 19 Settembre del 1881 (l'anno di morte di J.J. Martin; chissà se davvero tutto è scritto), e compie la sua preparazione nel laboratorio paterno.

I primi lavori di André risalgono alla fine del '800 e stilisticamente si avvicinano molto a quelli del padre.

I primi anni del novecento sono caratterizzati da un intensa collaborazione tra padre e figlio. Tra il 1900 e il '905, sono molti gli archi realizzati in collaborazione tra i due. Ma nonostante il rapporto fosse ottimo, André, gradualmente si fa irretire dai nuovi gusti stilistici e dalle nuove meccaniche, proposte dai vari Sartory o Fetique di turno.

Anche se conserva ad esempio uno smusso importante, più caratteristico del periodo antico che di quello moderno, le geometrie delle testine, in particolar modo quelle da violino, diventano più fini e dal profilo triangolare.

Ma la ragione fondamentale del cambio stilistico è da ricercarsi nella diversa meccanica utilizzata. Come il padre, allievo di Martin, rappresenta l'ultimo ad usare curve antiche, il figlio è colui che le ha mandate i pensione per più di cinquant'anni.

Dopo la morte del padre, il 13 Giugno del 1905, ne rileva il laboratorio e i contatti commerciali, usando ancora il vecchio timbro paterno per marchiare i suoi archi.

Durante il periodo della Prima Guerra Mondiale interrompe l'attività, anche se non si sa se vi prese parte attivamente.

Nel 1920 è tornato a lavoro ed inizia a costruire il suo piccolo impero, assumendo Louis Piernot come assistente, e Auguste Husson come operaio.

Si muove anche sul piano commerciale, realizzando un arco di un centimetro più lungo del normale, in collaborazione con lo stesso insegnante con il quale aveva lavorato anche il padre; Lucien Capet, che da anche il nome a questo modello particolare. Naturalmente questa trovata, come quella del padre sono solamente mere operazioni commerciali, e non apporti reali allo sviluppo dell'arco.

Sfortunatamente la prematura morte, nel Gennaio del 1924 a soli 43 anni, mette fine ai sogni di gloria di un artigiano, che realmente avrebbe meritato qualcosa in più.

I suoi archi sono molto ben costruiti. Funzionano bene meccanicamente e stilisticamente trovano sempre una via alternativa e non banale all'imperante gusto dell'epoca.

Veramente uno dei migliori del suo tempo.

A presto

Paolo