CRAMER CONTRO CRAMER; OVVERO IL PROCESSO EVOLUTIVO (Parte I)
Quello che vedete qui sotto è il risultato finale del lavoro di alcuni artigiani illuminati, uno su tutti Francois Xavier Tourte, che a cavallo tra Settecento e Ottocento, svilupparono e definirono i canoni stilistico/meccanici dell'arco moderno. Ma perché lo fecero? Quale era la necessità che richiedeva un modello architetturale così diverso da quello barocco?
Arco da viola Francois Xavier Tourte 1815
Come tutti sappiamo, o dovremmo sapere, i motivi che hanno indotto, compositori, musicisti, e liutai, a sviluppare gli archi e i violini che oggi conosciamo, sono tutti squisitamente tecnici.
I primi archi erano a "Testa di Luccio", molto più corti di quelli odierni, e senza curva. Il fatto di essere molto corti li rendeva particolarmente maneggevoli e adatti ai passaggi veloci, ma proprio la lunghezza ridotta faceva si che dessero molti problemi nelle note lunghe e nelle frasi legate.
Il motivo per cui gli archi barocchi, i primi in particolar modo, erano così corti è da ricercarsi nel tipo di materiale che veniva utilizzato per la costruzione. Nei primi decenni del 1600, erano ancora molto in uso i legni europei per costruire gli archi. Materiali come il faggio, pur avendo una buona elasticità, erano troppo deboli, quindi chi costruiva doveva cercare di irrigidire la struttura dell'arco in modo da aumentarne la resistenza sulla corda. Ma anche con le testine basse e le bacchette dritte, il risultato ottenuto era ben lontano da quello ottimale.
Dopo alcuni decenni di ricerca volta a trovare un materiale adeguato, grazie alle mire espansionistiche di buona parte dell'Europa, arrivò tra le mani degli artigiani il legno serpente. Questo materiale sembrò all'epoca una svolta definitiva nel mondo dell'archetteria. Molto più denso e compatto di qualsiasi altro legno Europeo, e con una buona forza specifica.
Le testine iniziano ad alzarsi e le lunghezze aumentano, senza compromettere la tenuta, e dando nuove possibilità espressive sia a chi suonava, che a chi scriveva. Ma l'evoluzione del violino era ormai molto avanti, quasi completata, visto che parliamo della seconda metà del 1700. Le bombature e le sgusce si sono abbassate, e i corpi degli strumenti sono più larghi di quelli del secolo precedente. Il legno serpente migliora certamente le prestazioni degli archi dell'epoca, ma la sua elasticità si dimostra comunque insufficiente per l'enorme aumento di tensione degli strumenti. Il legno serpente, anche se molto denso e bello da vedere, non ha fibre sufficientemente tese per contrastare i nuovi strumenti, e il risultato si traduce nella scarsa quantità di volume e di definizione.
Da lontano siam partiti, e molta strada abbiam percorso, ma il problema è tutt'altro che risolto.
Si perché il motivo che ha spinto i compositori e gli strumentisti a collaborare con i liutai e gli archettai, è proprio un problema di definizione e equlibri di piani sonori. I fiati del periodo barocco, gli ottoni in particolar modo, avevano degli enormi volumi di suono, mentre gli archi pochissimo. I costruttori degli ottoni si impegnarono a mettere quante più ritorte possibili ai loro strumenti, in modo da attenuarne la potenza, e come già detto anche i liutai fecero le loro buone modifiche. I ritardatari erano gli archettai, che avevano migliorato le prestazioni, ma non a sufficienza.
Il modello Cramer
Arco modello Cramer 1769
Ed eccoci arrivati al punto di volta: il modello "Cramer". Questo particolare modello fu sviluppato per ammorbidire la struttura, e è da considerarsi a tutti gli effetti il primo arco moderno.
Come già scritto, e non solo in questo post, quando gli archettai si ritrovarono tra le mani il pernambuco; materiale molto più forte ed elastico di qualsiasi altro avessero visto fino a quel momento; dovettero giocoforza iniziare a ripensare la forma arco, in modo da renderla utilizzabile al meglio dagli esecutori.
All'epoca gli artigiani costruivano archi con il nasetto alto, la testina molto bassa (a lancia), e praticamente senza curva. Questo modello meccanico essendo dritto tende ad irrigidire la struttura, ma mentre per il legno serpente, denso ma non molto forte, andava benissimo, con il pernambuco diventava assolutamente inutilizzabile.
Come si fa a rendere morbido un arco costruito con un legno energico come il pernambuco?
Semplice: si alza la testina e si da la curva!
Proviamo a spiegarla in soldoni. Pensate all'arco come se fosse un ponte su un fiume. Se è convesso, cioè esterno, come gli archi primitivi, la struttura sarà rigidissima; se è dritto, sarà più flessibile del precedente, ma ancora troppo rigido (arco barocco); e se è, come nel caso degli archi moderni, concavo, la struttura sarà molto morbida. Gli artigiani dell'epoca compresero molto bene le potenzialità e le peculiarità di questo legno. Talmente a fondo, che escludendo naturalmente tutto il lavoro fatto da Francois Xavier Tourte sul nasetto, che non è affar di poco, ma influisce in maniera minima sul funzionamento della molla. Il modello Cramer "è" l'arco moderno.
E prima di chiudere, una domandina che servirà di sicuro stimolo alla lettura del prossimo post.
Ma se l'arco moderno, che abbiamo identificato per le peculiarità meccaniche nel Cramer, è stato sviluppato per sfruttare al meglio le potenzialità del nuovo legno appena scoperto: il pernambuco appunto. Come è possibile che la prima volta che Francois Leonard Tourte e suo fratello ne hanno visto uno, era il 1769 e lo teneva tra le mani di un notissimo violinista Tedesco, di passaggio per Parigi dalla Germania verso l'Inghilterra, di nome Wilhelm Cramer?
To be continued...
A presto
Paolo
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