I SEGRETI DEGLI ESPERTI

Mi capita spesso di sentir dire ai musicisti: "Ma non mi interessa se il mio arco è originale o no, mi trovo bene e tanto basta." E io dalla mia non ho niente in contrario, ammesso che l'arco sia stato pagato il giusto; altrimenti si rischia di andare incontro a brutte sorprese!

So che non è argomento che possa interessare gli strumentisti, e sono oltremodo consapevole che poche righe scritte su un blog non siano sufficienti a darvi i mezzi per poter discernere e riconoscere gli archi per conto vostro, ma penso che sapere quali sono i parametri e i criteri usati possa essere interessante per tutti.

Una delle parti più delicate del mio lavoro consiste nell'esaminare gli archi cercando possibilmente di dare un "parere" il più corretto possibile su chi ne sia stato l'autore. Uso la parola parere, preché in realtà come già sapete, le uniche persone autorizzate a scrivere certificati sugli archi francesi riconosciuti in tutto il mondo sono Mr. J.F. Raffin e Mr. B. Millant; se il certificato del vostro arco non lo hanno redatto loro, in realtà non ne avete uno!

Ovviamente, anche il mio parere non vale niente, ed è per questo motivo che quando ho un cliente che desidera sapere se un arco è originale, lo porto a Parigi io stesso.

E comunque torniamo a noi. Per diventare un esperto di archi, è necessario, come per tutte le altre discipline, lo studio ovviamente, la capacità di osservare, e quella di ricordare e mettere in relazione quello che abbiamo già visto, con quello che stiamo guardando. 

Testa violino Dominique Peccatte

Testa violino Eugene Sartory

Queste due foto raffigurano una testa Dominique Peccatte, e una Eugene Sartory. Ho preso ad esempio questi autori, perché oltre ad essere due dei capiscuola più importanti, hanno anche stilistiche molto diverse tra loro. La cosa che balza subito all'occhio è il divreso sviluppo della testa; la Peccatte più protesa in avanti, a ricordare un ariete, la Sartory invece indietro. Questa direzione della testa è data da due linee che si intersecano, quella dell'inclinazione del vertice della scarpetta in avorio, detta "casetta" e quella che partendo dall'angolo in basso dello smusso attraversa la testa passando per il vertice della cresta. Modificando l'inclinazione di queste due linee, ovviamente ne si modifica lo sviluppo. Questo è uno dei dettagli che fanno escludere l'autenticità dell'arco immediatamente, quando non curati, perchè dalla relazione traqueste due linee si ricava il movimento armonico della testa, e i grandi lo sapevano.

Oltre a questo, la Peccatte, come tutte le teste antiche, ha uno sviluppo del profilo molto più spigoloso della Sartory, e lo smusso della prima è molto importante, rispetto all'altro. Sartory parte abbastanza ampio, e chiude all'arrivo ruotando leggermente verso l'interno. Peccatte fa quasi il contrario, aumentando la già grande dimensione della partenza, fino alla fine e chiudendo di meno. In oltre la curva della smusso è molto più accentuata rispetto a Sartory.

Nasetto violino Dominique Peccatte

Nasetto violino Eugene Sartory

Anche nel nasetto e nel bottone si possono notare le notevoli differenze di stile. In Peccatte la paletta è più corta e tozza, la gola non è una circonferenza regolare e da un impressione, anche questa come la testa, di spigolosità. Scendendo nel dettaglio si può vedere che Peccatte prima di arrivare sull'anello fa fare alla gola una breve linea dritta, e inclina il vertice opposto verso il basso. Sartory invece fa il contrario, arrivando all'anello con una linea curva, e inclinando il vertice opposto verso l'alto.

Anche il bottone è diverso, anche se sfortunatamente dalle foto non si riesce a capire bene. Osservate però le proporzioni; in Peccatte le due parti di metallo hanno la stessa lunghezza, escluso il colletto. In Sartory invece le due parti hanno uguale lunghezza colletto incluso. E parlando di colletto, quello di Peccatte è singolo e leggero e quello di Sartory, anche se non si vede bene fidatevi, è doppio e più profondo.

Bene, fin qui tutto apposto. Basta osservare, ricordare, e relazionare, ma c'è un però. Anzi due. In prima istanza, tutte le particolarità appena esposte spesso non si riscontrano in maniera così canonica in tutti gli archi, da qui la difficoltà del lavoro di esperto, in oltre tutti possono copiare delle linee; basta avere una bella mano. Mr. Raffin e Mr. Millant hanno pubblicato un immenso e meraviglioso libro, "L'Archet", che oltre a contenere centinaia di fotografie, rivela anche misure della bacchetta, dimensione degli occhi e dei bottoni, caratteristiche costruttive, ecc., alle quali si può attingere per fare delle copie. Ma non dice niente di utile sul come lavorava l'autore.

Mi spiego meglio. Ogni artigiano, come ogni altro essere umano, ha due occhi per vedere e due mani per lavorare, e naturalmente non ce ne sono due uguali; ed è proprio su questo che si basa il lavoro dell'esperto. Nel sapere quali fossero i difetti di mano e di vista dell'artigiano, oltre naturalmente al sapere con quale mano lavorava, se la destra o la sinistra. A questo è interessato il vero falsario o chi come me studia gli archi, e ovviamente i grandi maestri lo sanno; ma purtroppo non te lo dicono.

La mano che esegue è guidata e regolata da due fattori; i difetti di vista e la postura di lavoro. Se l'autore ha un difetto di vista, ad esempio l'astigmatismo, quando una linea è dritta la vedrà storta, e quando invece è storta la vedrà dritta. E' un po come il daltonismo; se ad un daltonico fate vedere il rosso, lui probabilmente vedrà il verde. Conoscendo quali erano i difetti di vista dell'autore, si riesce a capire se l'arco è originale, perchè anche se è relativamente facile copiare uno stile, è praticamente impossibile replicare un errore. Come è impossibile per un destro copiare un mancino.

Una delle grandi fortune di uno dei maggiori commercianti-esperti dell'ottocento, J.B. Vuillaume ad esempio, è l'aver trovato un artigiano che aveva lo stesso difetto di vista di Stradivari. Lui lo ha assunto e gli ha fatto costruire ricci modello Strad per tutta la vita. Tanto è che in giro per il mondo c'è più di uno strumento Stradivari che emana uno strano aroma di escargots, ma nessuno se la sente di asserire con certezza che si tratti di falsi.

Le due facce della testina e del nasetto, come dicevo, si lavorano in modo diverso, questo il motivo per cui non esiste una perfetta uguaglianza tra il lato sinistro e quello destro dell'arco. La mano dell'archettaio deve fare dei movimenti diametralmente opposti, creando però la stessa estetica. Mentre per un destro la guancia della testa che lavora meglio è la destra, per un mancino è l'opposto, quindi sapendo che l'archettaio è mancino, Il M° Navea Vera ad esempio, se ti arriva un arco con il suo timbro, ma fatto da un destro, è sicuramente un falso. E non ci crederete, ma mi è successo.

Testa violino D.T. Navea Vera

Qualche esempio pratico. Se guardate un arco nel modo in cui è rappresentato nella foto potete osservare le due facce della testina e contemporaneamente la riga di mezzeria. Ad una prima occhiata la linea di mezzo sembra perfettamente dritta, ma se osservate attentamente vedrete che invece ha una piccola ondulazione verso destra nella metà inferiore. Ed in oltre, lo so che non si vede ma fidatevi ancora, nella parte sinistra le linee sono un pochino più dolci e fluide che nella destra.

Testa violoncello D.T. Navea Vera

Anche nello smusso è possibile vedere con quale mano lavora l'archettaio. Se l'artigiano come in questo caso è mancino il lato destro, grazie al movimento che compie la mano, si aprirà un pochino di più del sinistro.

Vi ricordo che chi avesse intenzione di visitare l'esposizione MondoMusica 2009 che si trerrà a Cremona dal 2 al 4 Ottobre, può mandare un e-mail a info@atelierdarcheterie.com e prenotare il biglietto omaggio.

Si ringrazia il sito http://www.tarisio.com per le foto che trovate nel post, e che potete cliccare per accedere al loro archivio.

A presto

Paolo.