L'IMPORTANZA DI CHIAMARSI PECCATTE
Se è pur vero, come dice sempre mio padre, che i figli dei gatti rincorrono i topi. E' altrettanto vero che alle volte i figli non corrono veloci come i padri e i topi scappano!
Charles Francois Peccatte
Il fatto che un figlio o un nipote, non abbia le stesse capacità del padre, ed in questo caso dello zio, è abbastanza ovvio. La storia dell'archetteria è piena di figli di padri noti che ne hanno proseguito il lavoro, anche se con risultati diversi. Ma se, come nel caso di Morizot o Bazin, la differenza tra i padri ed i figli non è di così vitale rilevanza, in quando sia gli uni che gli altri erano solamente (e lo dico con rispetto) buoni artigiani. Quando si ha a che fare con la famiglia Peccatte il discorso cambia e gli scambi di persona possono costare molto cari.
Il nome Peccatte è così luminoso che spesso abbaglia la ragione, eppure già tra i due fratelli c'era una disparità di livello tecnico-artistico enorme. Con il nipote, Charles Francois i confronti non sono neppure affrontabili.
Oltre ha non possedere un talento manuale eccelso come quello dello zio e del padre, non ha neanche avuto la possibilità di essere seguito e preparato da loro.
Nasce a Mirecourt il 14 Ottobre 1850 e l'anno successivo la famiglia si sposterà a Parigi. Francois, probabilmente in rotta con il fratello Dominique tenta la fortuna nella capitale, ma sfortunatamente cinque anni dopo il trasferimento, muore lasciando moglie e figlio da soli.
I problemi finanziari diventano pressanti in questo periodo, e la vedova riesce a sopravvivere solo grazie alla rendita della casa di Mirecourt venduta nel 1851 dal marito prima di trasferirsi a Parigi.
Nel 1862, all'età di dodici anni, Charles deve decidere quale professione intraprendere, e visto il cognome che porta, e le insistenti pressioni di Auguste Lenoble, che attraverso le lenzuola della vedova e il cognome Peccatte tentava di ritagliarsi una carriera, sceglie l'archetteria.
Il primo insegnante, e la seconda disgrazia dopo la morte del padre, di Charles è proprio Lenoble, che come dice Raffin ne "L'Archet", se non fosse stato così vicino alla famiglia Peccatte, non varrebbe neanche la pena di ricordarlo come archettaio.
Tre anni dopo incontra il suo vero Maestro. Grazie al nome che porta, e alla stima che Vuillaume aveva sia per il padre che per lo zio, lo prende nel suo laboratorio e lo affida alle cure di Francois Nicolas Voirin, che lo influenzerà sia stilisticamente che meccanicamente per il resto della sua vita.
Nel 1870 effettua il servizio militare e il 16 Giugno del '72 sposa frettolosamente Marie Moullière. Il motivo di tanta fretta è intuibile dalla data di nascita della figlia Marie Eugénie; 28 Agosto dello stesso anno!
Nel 1874 si mette in società con Lenoble, che come già detto cerca solamente di sfruttare il suo cognome a fini commerciali. In questi anni gli affari gli vanno talmente male, che è costretto a fare domanda per un impiego statale per mantenere la famiglia.
il 13 di Marzo del 1881 la madre muore e da quel momento stesso Charles interrompe definitivamente ogni tipo di relazione con il mai ufficializzato patrigno Lenoble e apre la sua attività.
Nel 1885 si aggiudica la medaglia d'argento al concorso Antwerp in Belgio, e nel 1889 replica al concorso di Parigi.
Nel '90 pubblica, probabilmente per mettere fine a qualche furberia di Lenoble, un annuncio speciale sul Bottin Almanach du Commercie, dove dichiara di essere l'unico archettaio di nome Peccatte.
Negli stessi anni Eugéne Sartory frequenta per un breve periodo il suo laboratorio e probabilmente a lui si ispira per concepire il proprio modello.
A partire dal 1900, grazie alla notorietà ottenuta riceve molte ordinazioni e per riuscire ad onorarle è costretto ad assumere personale. Per differenziare questi archi di "laboratorio" dai suoi, li firma con il suo vecchio timbro "Peccatte a Paris", sostituito più di trent'anni prima con "PECCATTE".
Non chiuderà mai l'attività e continuerà verosimilmente a lavorare fino al giorno della morte avvenuta il 22 Ottobre 1918.
Il carattere, la stilistica, e la meccanica
Arco da violino in ebano e argento Charles Francois Peccatte
Il carattere degli archi come sempre non si discosta molto da quello degli autori, e per intuire come fosse Charles è sufficiente osservare il dipinto che lo raffigura in apertura del post. Un elegante Re Sole, illuminato da raggi d'archetto, che siede su un trono a forma di cetra con ai piedi pelli di animali feroci, chitarre, e saltimbanchi. La raffigurazione della supponenza dinastica, per nascondere l'insicurezza del mediocre.
Stilisticamente non si definisce mai fino in fondo. Nell'arco della foto ad esempio la cosa che per prima balza agli occhi è l'incongruenza tra la testina ed il nasetto. Mentre la prima è un ibrido di linee Peccattiane adattate a geometrie Voriniane, il nasetto ricorda molto Sartory, con l'appoggio del pollice scivolato e la paletta più lunga.
La meccanica è la differenza più grande tra lui ed i suoi due illustri predecessori. Avendo imparato a costruire con Voirin, ed essendo quest'ultimo che, come già detto la settimana scorsa, rivoluzionò totalmente il concetto di curva, Charles adotta quella innovativa del suo maestro, che verrà chiamata in futuro "Curva Sartory".
Ed adesso una piccola conferma delle mie idee di parallelismo.
Questa settimana mi è capitato in laboratorio un bellissimo Persoit, che voi conoscete bene, perché raffigurato nei post dedicati a lui (P R S: L'UOMO DEL MISTERO e LA GENIALE UMILTA'). Questo arco ha una curva perfettamente intatta, e visto che il proprietario ha deciso di venderlo ho chiesto al mio collega, il Maestro Navea Vera, di prenderne il calco. A questo punto, incuriosito, ho preso un arco da violino di Daniel, che come sapete fa curve Dominique Peccatte e l'ho confrontato con quella del Persoit adagiandolo sopra al calco, e scoprendo quello che già sospettavo.
Ovviamente erano identiche, a conferma che un buon insegnante è importante quanto il talento, e che la curva cosiddetta "Peccatte", non è proprio Peccatte!
A presto
Paolo
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