MORBIDEZZA E RIGIDITA'

Spesso, quando affronto argomenti molto tecnici qui sul blog, la difficoltà più grande che incontro è fare arrivare chiaramente i concetti a voi che leggete. Per farlo mi servo di similitudini, semplificazioni e esempi, e vi garantisco che è la cosa più difficile da fare almeno per me, al punto tale che quando la scorsa settimana ho affrontato l'argomento curve non avevo ancora trovato una giusta similitudine, ed ho preferito fare un piccolo articolo con alcuni cenni sull'evoluzione dell'archetteria. Adesso ho finalmente trovato il giusto parallelismo; Ivan Lendl e John Patrick McEnroe!

            

Ivan Lendl                                                          John Patrick McEnroe

Questi signori, parlo naturalmente per quelli di voi che hanno qualche anno meno di me, sono due dei più grandi tennisti di tutti i tempi, e ho deciso di prenderli come paragone proprio perchè, come per le curve Peccatte e Sartory, avevano un modo di giocare diametralmente opposto.

Ivan Lendl era un giocatore dotato di enorme potenza fisica, sviluppata con estenuanti ore di allenamento, e fondamentali molto forti. Era quello che nel ciclismo potremmo chiamare un "passista". Giocava esclusivamente da fondo campo, picchiava forte e sulle righe, e soprattutto era instancabile e solitamente vinceva per sfiancamento dell'avversario. "Le corde della racchetta erano tesissime".

John Patrick McEnroe era esattamente il contrario. Un fantasista, lo potrei chiamare il Maradona del tennis. Sensibilità tecnica stupefacente, riusciva a sollevare le palle impossibili da terra come se lo facesse con la mano, gioco imprevedibile e a tutto campo, memorabili le sue discese a rete; probabilmente il tennis più bello ed estroverso mai visto anche se si allenava molto poco. "Le corde della racchetta erano tese pochissimo".

Il parallelismo con gli archi stà nelle parole che ho grassettato, ovvero nella tensione delle corde della racchetta. Lendl era un impattista, ed aveva bisogno di una racchetta che somigliasse molto a quelle rigide del ping pong per scaricare tutta la potenza del suo braccio. McEnroe al contrario riceveva la palla ed in seguito la accompagnava sfruttando l'effetto fionda provocato dalle corde della racchetta molto molli.

La curva moderna possiamo paragonarla a Lendl: rigida, sia come meccanica che come suono, stabile, concreta, non necessita sensibilità estrema per essere sfruttata al meglio. Complessivamente buona su ogni parametro.

Quella antica invece è un equilibrio sull'instabilità. Duttile, sia di suono che di meccanica, le prime volte che la si usa si ha l'impressione che sia sempre sull'orlo del cedimento, ma se ben eseguita non succede mai. Molto più difficile sia da suonare che da costruire, ma quando ben eseguita, e ben suonata, raggiunge livelli inarrivabili dalla Sartory. E ora cerchiamo di capire il perchè.

 

 

Foto 1) Arco da violino Sartory

Foto 2) Arco da violino Dominique Peccatte

Purtroppo non posso mostrarvi qui un intera curva per ovvie impossibilità. Già alla vista le due curve si presentano molto diverse tra loro. Il punto massimo nella Sartory, cioè dove la bacchetta è più vicina ai crini, è posizionato molto in avanti verso la testina, più o meno alla tre quarti dell'arco, Nella Peccatte invece il punto massimo è praticamente alla metà. Questa diversa posizione ha come conseguenza un funzionamento meccanico-acustico differente.

Come vedete nella foto 1) raffigurante un arco da violino Sartory, più ci si avvicina alla testina e più la curva tende ad aumentare. Facendo in questo modo, la tensione delle fibre del legno aumenta molto in quel punto, e questo si traduce in un maggiore di greep. Questo miglioramento di prestazioni alla punta però lo si paga. Posizionare la curva in avanti, così tanto distante dall'impugnatura, fa si che le forze dell'arco siano sbilanciate. Sarà duttile al tallone, cosa che gioca a suo favore, ma molto forte alla testa. Questa eccessiva forza in punta, dovuta come già detto all'aumento di curva, oltre ad aumentare l'attacco, diminuisce molto la capacità dell'arco di farvi sentire la corda. In oltre, visto che c'è molta curva avanti, dietro ovviamente ce n'è meno, e questo rende l'arco contemporaneamente rigido e debole alla metà. Rigidezza che tende a rispecchiarsi anche sul suono.

La seconda foto invece è un esempio classico di curva Peccatte. In questo caso come potete vedere alla punta l'arco è praticamente diritto. Dando meno curva nell'ultima parte Peccatte toglieva energia e forza, ma aumentava la sensibilità della mano dell'esecutore. Facendolo "cedere" un pochino il musicista riesce a sentire la corda come se l'avesse sotto al dito indice. Questo tipo di curva è spostata più in basso rispetto all'altra, praticamente alla metà. Questa posizione equidistante da testa e nasetto, fa si che anche le forze siano ben bilanciate. Al tallone, dove c'è tutto il braccio c'è più curva, in modo da reggere bene il peso. Alla punta ce n'è meno, perchè è il punto di massima apertura dove l'aiuto del peso del braccio è minimo, in questo modo si bilancia lo sbilanciamento dovuto alla postura. L'effetto di questo trattamento della bacchetta è una maggiore forza alla metà, perchè quando suonerete in quel punto l'arco cederà in un altro. Per questo motivo ho detto che la curva Peccatte è in equilibrio sull'instabilità, perchè cederà sempre un pochino, ma mai nel punto in cui state suonando. Questo comportamento da all'esecutore una sensazione di morbidezza e duttilità sonora e meccanica sorprendente, l'unico problema è che questo tipo di curva è veramente molto difficile da eseguire e se non fatta bene può diventare impossibile da suonare.

Foto3) Arco da violoncello Sartory

Foto 4) Arco violoncello Peccatte

Come avrete capito, anche con tutto il rispetto che ho per un artigiano di grandezza indiscussa come Sartory, io sono comunque un seguace della curva Peccatte; almeno per il violino e la viola. Per cello e basso, vista anche la lunghezza minore dell'arco, sono un pochino più flessibile.

Spero che la similitudine tra archi e racchette vi sia piaciuta, io come avrete intuito sono sempre stato un tifoso dell'estro e della sensibilità, e quindi di McEnroe. Qualcuno di voi potrà dirmi che Lendl è più titolato ed è vero, ma quando ha calato gli allenamenti è praticamente scomparso, perchè come Sartory confidava nella forza fisica. McEnroe invece ha vinto il suo ultimo torneo ATP all'età di quarantasette anni, dopo sedici anni di inattività agonistica, e anche in questo somiglia molto a tanti Peccatte, Tourte, Pajeot, Persoit, che nonostante gli anni che si portano appresso suonano ancora eccome!

Si ringrazia il sito della casa d'aste "Tarisio", per il bellissimo archivio fotografico a cui potete accedere cliccando le foto.

Naturalmente si ringrazia il portale enciclopedico "Wikipedia", semplicemente di esistere.

A presto

Paolo.