ARCO DA VIOLINO ETIENNE PAJEOT 1812
Come promesso, questa settimana vi presenterò l'altro arco antico che ho avuto la fortuna di poter studiare e fotografare con calma. Si tratta di uno dei più bei Pajeot che ho visto in vivo, ma prima di tutto sono d'obbligo i ringraziamenti!
Arco da violino Etienne Pajeot - 1812
Per prima cosa tengo a ringraziare tutti voi che siete venuti a farci visita a Mondomusica: siete stati davvero tanti grazie!
Un commosso grazie anche ai quattro amici musicisti che si sono messi a nostra disposizione per il concerto che si è tenuto venerdì 01 Ottobre all'interno della manifestazione.
Yuri Zhislin - primo violino; Maria Kouznetsova - secondo violino; David Abrahamian - viola; e Jakob Ludwig - violoncello, che con solo tre ore di prova, hanno messo in scena un concerto a dir poco miracoloso! Stiamo editando la registrazione e tra poco la pubblicherò.
Naturalmente il mio collega, il M° Navea Vera e il nostro amico liutaio M° Fabien Gram, costruttori relativamente degli archi e degli strumenti suonati, che hanno dato un suono molto particolare al gruppo; come sentire quattro voci di altezza diversa, ma di stessa impostazione timbrica.
Ed in fine, ultimi ma primi; Petra Zari, artista e grafica che ha creato l'immagine del nuovo sito, che spero vi piaccia, e Simone Bianchi per tutto.
Foto di gruppo: da sinistra, Jakob Ludwig, Maria Kouznetsova, Daniel Navea Vera, Faiben Gram, Yuri Zhislin, e David Abrahamian.
ETIENNE PAJEOT 1812
Anche se non avevo ancora avuto modo di fotografarlo, conosco questo arco da tempo, e ho un ricordo particolarmente felice del momento in cui l'ho incontrato. Appena l'ho visto era come se brillasse di luce propria, caratterialmente così intenso da rendermi difficile in un primo istante l'esatta codifica della forma.
E' un raro esempio di primissimo periodo; il Pajeot puro. L'anno di costruzione di questa meraviglia è, secondo J.F. Raffin il 1812, io quando l'ho visto ho detto istintivamente '10. Ora, non so chi tra i due ha ragione, ma il fatto che la mia datazione si discostasse di solo due anni da quella del maggiore esperto di archi dei nostri tempi, e che ha datarlo abbia impiegato una frazione di secondo, ha colpito molto quello che sarebbe divenuto di li a poco un mio buon cliente.
In realtà, il colpo ha avuto effetto, ma non è stato di così difficile da mettere a segno. Datare Pajeot è relativamente facile perché come ricorderete rimane orfano del padre a soli tredici anni ed inizia a lavorare in vari laboratori di Mirecourt. In questo periodo si perfeziona, nel 1815 apre la sua attività, e pochi anni dopo da già lavoro ad apprendisti poco più giovani di lui; Fonclause e Maire (ndr. I PAJEOT O PAGEOT; PAJEOT: L'ARCHETTAIO DALLE MILLE TESTE)
Si sa per certo che prima del '15 costruì archi suoi, ma non avendo ancora aperto regolarmente non sono timbrati. Quindi se non sono timbrati, come questo, sono databili sicuramente prima di questo anno. Per l'anno esatto le sicurezze diventano poche; visto la maturità del lavoro è molto probabile che non sia precedente al '10. La testa si è già raffinata e le dimensioni del nasetto sono molto più funzionali rispetto a quelle dei primi periodi, in cui copiava lo stile del padre.
Come dicevo questo arco è il puro Pajeot, ed è in oltre la prova che quest'uomo, come sostenuto anche da Raffin, era un Genio, al pari di pochissimi altri.
Signori, è il 1812! Persoit ha iniziato a costruire da non più di tre anni, Tourte lavorava già da molti anni, ma l'arco come lo conosciamo oggi è arrivato a totale compimento nei primi dell' 800. Ed in oltre la cosa più impressionante è che nel '12, Persoit aveva ventinove anni, Tourte più di cinquanta; Pajeot ventuno e per giunta non ha mai lasciato Mirecourt, e quindi non ha potuto apprendere da nessuno a fare quello che vedete.
I materiale utilizzato è bellissimo. Tagliato perfettamente, compatto e dal carattere forte e deciso. La testa rivela una particolarità che accomuna molti grandi; se guardi ogni piccolo particolare non è il massimo della concezione armonica della forma, ma se la osservi nella sua totalità non riesci a vederla disarmonica e trasuda del carattere sveglio ed intelligente di chi l'ha fatta.
La costruzione strutturale dell'arco tradisce però la giovane età anche per un genio. Questo materiale ha una densità veramente molto alta, ed il nostro caro Pajeot si deve essere trovato davanti all'arduo dilemma che sovente attanaglia anche il mio collega: - L'arco ha le misure giuste ed è finito, ma ci sono ancora tre grammi di troppo. Da dove li tolgo? -
Essendo ancora troppo giovane ha deciso di assottigliare la testina, che come potete vedere dalle foto è molto sottile e con l'appoggio dell'avorio triangolare, dettaglio anomalo per un arco Francese. Ma se da un lato assottigliare la testa da la possibilità di bilanciare meglio l'arco, dall'altra ne mette a rischio, come in questo caso la solidità strutturale, perché come sapete la testina è praticamente cava, e lavorando eccessivamente la guancia si assottiglia troppo lo spessore del legno che in quel punto diventa debole. La macchia chiara che vedete sulla testa non è un riflesso di luce, è così perché il legno in quel punto è talmente sottile da essere trasparente.
Il nasetto è anch'esso molto interessante; anche se tradisce la carenza di alcuni accorgimenti stilistici come la dimensione dell'occhio, troppo piccolo in questo caso, ci dice che Pajeot aveva ben chiara la funzionalità. La lunghezza della paletta si riduce molto rispetto a quella del padre, rendendo più solida la struttura. Altro indizio del fatto che avesse a cuore la struttura del nasetto è la presenza della coulisse in metallo, soluzione adottata da Tourte nel primo decennio dell'800.
A Presto
Paolo.
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