FRANCOIS NICOLAS VOIRIN: L'EQUILIBRIO PERFETTO
La prima cosa che balza all'attenzione quando si osserva il lavoro di Francois Nicolas Voirin, è naturalmente l'enorme sviluppo sia stilistico che meccanico che ha compiuto. Ma dopo, ad un secondo sguardo i suoi archi rivelano l'enorme sensibilità che quest'uomo aveva per il "bilanciamento della forma".
Arco da violino F.N.Voirin 1870 c.ca
Non è facile spiegare che cosa intendo per "bilanciamento della forma"; Potrei dire armonia, ma non calzerebbe totalmente. Esistono dei visi ad esempio che esprimono armonia anche se leggermente sproporzionati. Quella di Voirin è più correttezza stilistica e proporzione, tutto in lui ha una quadratura geometrica.
Figlio di un costruttore di organi e giardiniere, Nicolas Voirin, e di Anne Marguerite Desalle, Francois-Nicolas nasce, come quasi tutti gli archettai di Francia a Mirecourt il primo di Ottobre del 1833 ed a soli dodici anni inizia a lavorare per Jean Simon.
Non si conosce molto della sua vita prima della partenza per Parigi avvenuta nel 1855 all'età di ventidue anni. Quello che invece si sa, è che l'occhio lungo di Jean Baptiste Vuillaume aveva di nuovo visto giusto. Inizia a lavorare per lui, ma ha differenza degli altri operai, che percepivano il salario settimanale, Voirin veniva pagato a pezzo. Un enorme privilegio visto la giovane età.
Da Vuillaume ha la possibilità di incontrare e trarre insegnamento gli ultimi esponenti della scuola Peccatte; come Pierre Simon e di radicare le fondamenta della sua concezione stilistica e meccanica, che trasferirà a molti allievi che diverranno a loro volta ottimi archettai. Charles Peccatte, Charles-Cloude Husson, Louis Thomassin, Joseph-Alfred Lamy Père.
Nei quindici anni che rimane da J.B., Francois-Nicolas costruisce un gran numero di archi con l'appoggio del nasetto "Vuillaume", ed è probabilmente il primo ad inserire le micro foto, osservabili attraverso una lente messa al posto dell'occhio. Nello stesso tempo concepisce la sua idea di curva e di stilistica, che influenzerà tutta l'archettria moderna, partendo da Sartory fino ad arrivare ai giorni nostri.
Nel 1867, il cugino Vuillaume, lo presenta come suo collaboratore, cosa mai accaduta prima per nessun altro, all'esposizione di Parigi. Ma nonostante queste concessioni, a causa di continue "incomprensioni", in particolar modo sul salario, vista la nota avarizia di J.B., poco dopo la collaborazione si interrompe.
Nel 1870 apre la sua attività al numero 3 di Rue du Bouloi, e anche se continua a realizzare modelli Vuillaume, non interrompe mai il lavoro di ricerca stilistica. Nel 1872 assume Louis Thomassin, e nel 1876 Joseph-Alfred Lamy Père, che gli rimarranno accanto fino alla morte.
Lavora per molte firme note della liuteria Francese e non solo come, S.A. Deroux e Gand e Bernardel Frères, ma quando dall'Inghilterra gli chiedono archi non timbrati, Voirin, da vero patriota, si rifiuta.
La morte sopraggiunge il 4 di giugno del 1885 cogliendolo di sorpresa. Dopo aver lavorato tutta la giornata per preparare gli archi per l'esposizione di Parigi, alle sei di sera chiude bottega per recarsi da Eugène Gand e mostrarglieli. Non ci arriverà mai. A metà strada verrà colpito da un colpo apoplettico; si spegnerà poche ore dopo nel suo letto.
Dopo la morte, Louis Thomassin continuerà a lavorare per la vedova Voirin per altri cinque anni. Nello stesso periodo, sempre la vedova, per fronteggiare le difficoltà economiche generate dalla prematura scomparsa del marito, timbrerà alcuni archi di Joseph-Alfred Lamy Père e Charles-Nicolas Bazin, con il marchio "F.N.Voirin à Paris". Questi archi, anche se di buona fattura, non sono paragonabili agli originali, e sono conosciuti come"Voirin de la Veuve".
La meccanica e la stilistica
Gli archi di F.N. Voirin, come per tutti i grandi, ci rivelano alcuni aspetti del suo carattere. Era uno tosto. Possedeva una rapidità di esecuzione eccezionale, considerando livello di finitura e cura dei dettagli. Non era meno sfrontato di Dominique Peccatte e sicuramente la dote manuale non era inferiore. L'unica reale differenza tra i due è che Dominique Peccatte è il dio dell'archetteria, mentre F.N. Voirin vuole esserlo a tutti i costi ma non lo è. Le sue teste e i suoi nasetti sono eleganti e perfetti, ma proprio questa perfezione tradisce la consapevolezza d'inferiorità. Come già detto, Peccatte sa di essere dio e non gli interessano le opinioni altrui; Voirin vuole che gli si dica.
La stilistica è innovativa e rivoluzionaria, un po per gusto, un po per necessità. Come vi avevo già anticipato Voirin è colui che ha compiuto una svolta epocale nella meccanica dell'arco, aprendo di fatto la strada a quella che verrà chiamata "curva Sartory". Questo tipo di curva, al contrario della "Peccatte", è molto spostata in avanti, ed oltre a produrre cambiamenti sia meccanici che sonori, modifica anche la prospettiva della testa. La foto dell'arco che ho pubblicato, purtroppo non è mia, ma viene dalla rete, e sfortunatamente non è eseguita correttamente, perché è stata fatta con i crini molto tesi che non permettono di vedere il dettaglio più importante; la quantità di curva vicino alla testa.
Come ricorderete(Morbidezza e Rigidità), la curva moderna o Sartory, è molto accentuata nell'ultimo terzo e meno nel primo. Questo produce dal punto di vista meccanico, un attacco netto al tallone, un indebolimento alla metà, ed un eccesso di rigidità alla testa. Ma ci sono anche delle conseguenze stilistiche. Se si sposta la curva in avanti, la testa ruota leggermente e così facendo i crini si avvicinano troppo alla bacchetta. Ecco svelato il segreto delle teste Voirin.
Per mantenere la stessa distanza e prospettiva, F.N. deve alzare di alcuni millimetri la testa e ruotarla all'indietro. E per renderla armonica è costretto a far scivolare il profilo della cresta nella stessa direzione, motivo per il quale risulta anche meno spessa.
Anche se come ho già detto più volte, io sono un seguace della scuola Peccatte, riconosco a Voirin una meticolosità e dedizione uniche, ed un livello di esecuzione paragonabile a quello dei suoi più illustri predecessori; anche lui da annoverare tra i più grandi di tutti i tempi.
A presto
Paolo
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