GEORGES EMILE BARJONNET E GLI ANIMALI DEL SOTTOBOSCO
Il sottobosco è quella parte dell'ambiente boschivo che si sviluppa all'ombra degli alberi ad alto fusto in situazione di scarsa illuminazione ed elevata umidità. (Wikipedia)
Tra un attimo vi spiego il giochino, ma prima di tutto Buon Primo Maggio. E' un momento difficile e questo è scontato, ma ce ne sono stati di peggiori e chi si trovò a viverli dovette affrontare situazioni molto dure e lotte più aspre di quelle odierne.
Ce l'hanno fatta loro e ci riusciremo anche noi. Viva il lavoro e i lavoratori!
La consegna del Suo nuovo D.T. Navea Vera al M° Antonio Meneses (clicca per vedere il video)
Rubo ancora qualche parola al buon Barjonnet solo per ringraziare il M° Meneses dell'accoglienza e dei complimenti che ha rivolto al nostro lavoro; che oltretutto potete sentire con le vostre orecchie pronunciate dalla sua viva voce la settimana scorsa al momento della consegna.
E ora Georges Emile.
Arco da violoncello Georges Emile Barjonnet 1970 c.ca
Iniziamo con lo spiegare la stravagante apertura. L'archetteria Francese del secondo Ottocento e primo Novecento ricorda in un certo qual modo la conformazione della foresta e dei suoi abitanti. I grandi alberi con la loro imponenza creano un micro habitat protettivo che consente a molte forme di vita, sia animali che vegetali di poter sopravvivere. Senza le foreste queste forme di vita sarebbero spacciate; come lo sarebbero stati molti artigiani minori senza grandi sequoie come Bazin, Cuniot-Hury, o ancora gli Ouchard.
Parlare del lavoro di questi artigiani potrebbe essere trascurabile in quanto, anche se buoni archettai non ebbero un importanza rilevante ai fini dello sviluppo meccanico/stilistico degli archi. Se ho deciso di farlo è perché ritengo importante conoscere la loro storia professionale e soprattutto far sapere per "chi" fecero archi questi signori; onde evitare di scambiare una felce per una sequoia!
Questa settimana partiamo con Barjonnet, e anche se non sarà possibile raccontarvi la storia di tutti gli artigiani del sottobosco di Mirecourt perché furono migliaia, nelle prossime ci addentreremo un po di più in questo mondo.
George Emile nasce a Mirecourt in Rue Vuillaume (quando si dice il destino!) il 15 Marzo del 1903 da Jules Henri Barjonnet, liutaio, e Marie Julienne Roth.
Fratello maggiore di René Henri, anche lui archettaio che lavorò prima per Emile Francois Ouchard e successivamente per Jerome Thibouville-Lamy, Georges Emile inizia l'apprendistato presso Cuniot-Hury.
Quando Emile Francois Ouchard nel 1923 decide di lasciare il laboratorio Cuniot-Hury per aprire a proprio nome Georges Emile lo segue. Con Lui rimane fino al 1937, anno in cui Emile Auguste Ouchard figlio di Emile Francois decide di rompere i rapporti lavorativi con il padre e parte per Parigi portandosi George Emile con se.
Barjonnet si stabilisce dunque a Parigi e vi rimane a lavorare per Emile Auguste fino al 1940 anno in cui sposa Madeleine Maniguet e si trasferisce a Poussay, nuovamente vicino a Mirecourt.
Lavora duro e gli archi che fa sono ben accolti, ma gli anni che vive sono molto duri. Riesce a rimanere aperto fino al 1942 anno in cui viene fagocitato dalla Seconda Guerra Mondiale.
Chiusa l'attività, grazie al buon mestiere che ha nelle mani riesce a trovare lavoro presso Thibouville-Lamy. E' il 1943 e il Nostro ha definitivamente abbandonato le chimere di un attività propria visto che vi rimane fino al 1969; anno di chiusura del famigerato laboratorio nato quasi tre secoli prima.
Dopo il 1969 inizia a lavorare per Roger Géromè liutaio di Bois du Four vicino Mirecourt e con lui vive una seconda giovinezza.
Da un lato Géromè si rende conto di avere tra le mani un artigiano maturo e gli lascia libertà di azione, dall'altro sono già gli anni '70 e l'economia è in pieno tiro per cui si può investire in montature molto costose. In questo periodo infatti la maggior parte degli archi costruiti da Barjonnet sono montati in oro, avorio, tartaruga, anche se risentono dell'età avanzata del costruttore.
Nel 1980 se ne va in pensione, rarissimo per questo lavoro, e si ritira a Vittel dove morirà il 9 Giugno 1987.
Gli archi
Stilisticamente e meccanicamente Barjonnet rimane principalmente fedele ad un famiglia, gli Ouchard, anche se prima al figlio e poi al nipote.
Il primo periodo l'ispirazione principale, in particolar modo per i nasetti, arriva da Emile Auguste Ouchard. Gola molto regolare e rotondeggiante, angolo posteriore rotondo (violino), occhio Parigino con argento ed ebano molto spessi e bottone pieno.
Il secondo periodo del suo lavoro è invece influenzato dalla ventata di innovazione e ricerca intrapresa dal figlio di Emile Auguste, Bernard Ouchard nei primi anni della seconda metà del '900.
Non riesce Georges Emile a trovare la quadra definitiva della forma, come si può vedere nella foto la testa di questo arco, costruito nell'ultimo periodo non riesce ad essere fluida. Lodevole comunque che un artigiano al tramonto si sia messo in discussione modificando il proprio concetto meccanico e stilistico.
Approfondimenti:
CHARLES NICOLAS BAZIN; IL FONDATORE
EUGENE CUNIOT, detto "CUNIOT-HURY"; UNO, NESSUNO E CENTOMILA
EMILE AUGUSTE OUCHARD; L'ARCHETTAIO DEI DUE MONDI
GLI OUCHARD E LA RICERCA DEL GRAAL
LOUIS EMILE JEROME THIBOUVILLE-LAMY; L'AMMINISTRATORE DELEGATO
BERNARD OUCHARD L'UMILE EDUCATORE
A presto
Paolo
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