JEAN PIERRE MARIE PERSOIT E LE MILLE ILLUSIONI
Sessantasette anni fa nel giorno di oggi, l'Italia e il suo popolo si liberavano dall'oppressione nazifascista.
La Libertà non è stata un dono; è costata dolore e morte. Ora che ce l'abbiamo godiamone, ma non abusiamone, e non la diamo "mai" troppo per scontata.
Buon 25 Aprile a tutti.
E ora Jean Pierre Marie!
Arco da violino Jean Pierre Marie Persoit 1820 c.ca
Più volte, riferendomi a Persoit, l'ho chiamato genio e a ragion veduta. Ma che cosa è che distingue l'artigiano eccellente dal genio?
Con pochissime eccezioni, Francois Xavier Tourte e Etienne Pajeot, tutti gli altri archettai; buoni, eccelsi, o mediocri che fossero, si limitavano a perfezionare un loro modello stilistico e a ripeterlo in ogni arco. L'esempio classico è Dominique Peccatte; un suo arco lo si riconosce da lontano, e non solo per l'irruenza con la quale è stato eseguito, ma anche perché, ha avuto un unico modello di riferimento durante tutta la sua carriera.
Il motivo è semplicissimo. Una testa la vedi dopo che è finita, prima non puoi; non c'è. Per costruirla gli artigiani prima la disegnano e successivamente, quando raggiungono la forma che più li soddisfa, iniziano a copiarla sul legno. E come dice il mio collega, il Maestro Navea Vera, quando l'hai ripetuta fino alla nausea, quello che avevi disegnato si sarà trasformato nel tuo modello.
Persoit, e gli altri due citati, anche se se in Lui questo aspetto è più spiccato, la testa la vedevano direttamente dentro al pezzo di legno e iniziavano a lavorare. La dimostrazione è che non esistono due teste sue uguali, e nessuna brutta o sgraziata. Sono tutte armoniose e leggere, anche se diametralmente opposte. Proviamo a confrontare quella di oggi con quella analizzata la scorsa settimana.
Arco da violino Pesoit "Il Sorriso" 1820/25
Osservando le due teste, anche senza le linee disegnate, è innegabile che siano diverse, ma c'è comunque un particolare che le accomuna; la leggerezza.
Come ho ricordato la scorsa settimana, il problema delle teste antiche consisteva nell'armonizzarne la geometria dettata dalla meccanica. Tutti gli autori, almeno quelli degni di nota, hanno trovato la propria soluzione al problema riproponendola in tutti i loro archi.
Non Persoit, lui era troppo creativo e ogni volta risolveva il problema in modo diverso. Basta osservare le linee portanti delle due teste.
Linee portanti Persoit "Il Sorriso"
Mentre nel primo caso la linea dello smusso è dritta e forma un angolo molto stretto con la parallela della casetta, nel secondo si inclina visibilmente in avanti. Questo perché il primo ha una cresta molto pronunciata in avanti, e Persoit ha la necessità di controbilanciare nella direzione opposta.
Linee portanti
Nel secondo caso invece la cresta è molto scivolata all'indietro, e questa volta c'è la necessità di controbilanciare il avanti per dare il giusto movimento alla forma.
Linea di triangolazione
La prima linea di cui ci occupiamo dopo le portanti, è quella di triangolazione. Mentre nell'arco precedente questa è la linea nascosta, in questo è una portante, perché grazie allo smusso esageratamente aperto all'arrivo, diventa una chiusura perfetta per la cresta e mette in rilievo la parte centrale della testa. Ma manca ancora qualcosa.
Linea di proiezione nascosta
Va bene che le linee portanti sono orientate i avanti, ma ne manca ancora una per rendere tutto bilanciato. Se osservate la testina, è come se uno avesse messo un perno nella parte alta e poi avesse tirato indietro lo smusso come fosse un cassettino. Ad accentuare questo effetto c'è anche l'arrivo della cresta sulla casetta, che non sfoga bene e da come l'impressione di essere tirata indietro.
Ecco perché uno smusso così ampio; gli serve come base d'appoggio definitiva per proiettare la testina in avanti. La linea di proiezione nascosta, che parte dalla base interna dello smusso e esce sulla cresta poco più in basso della precedente.
E adesso osservate il triangolo portante che vi ho appena descritto, e confrontatelo con quello che formano le stesse linee dell'altro.
Linea di proiezione Persoit "Il sorriso" 1820/25
Incredibile vero; tanto diversi, quanto simili.
In questo caso Persoit, con la più grande naturalezza del mondo, ha eseguito due teste completamente diverse, riuscendo ad ottenere il medesimo risultato di leggerezza e l'identica direzione.
Linea di congiunzione
Naturalmente anche qui la curva dello smusso e quella della gola sono in perfetta relazione, ma la "esse" che forma questa linea è leggermente meno distesa di quella dell'altro arco. Questo perché lo smusso entrando di più ha una circonferenza più ampia.
Linea dello smusso della cresta
Come nell'altro caso la "esse" si biforca formando una "ipsilon", che si congiunge con l'uscita della linea esterna dello smusso, formando come detto il triangolo in evidenza. Ovviamente essendo la cresta più scivolata, la curva di questa linea è meno accentuata; anzi quasi dritta.
Dal momento che non ha mai fatto due teste uguali, e che all'epoca gli archettai non avevano tutto questo tempo per disegnare, significa che Lui ha fatto quello che le linee vi mostrano senza averlo mai visto prima.
Solitamente tutti, anche i grandi, riescono ad avere una tale fluidità di movimento, quando ce la fanno, solo dopo aver costruito centinaia di teste con lo stesso modello. Lui lo ha cambiato continuamente, e nonostante questo è il più armonioso e fluido di tutti.
Come dicevo, genio puro!
Approfondimenti:
PECCATTE, SARTORY, E LE GEOMETRIE
P R S: L'UOMO DEL MISTERO
LA GENIALE UMILTA'
PERSOIT 1820 C.CA
FRANCOIS XAVIER TOURTE 1820/25
DOMINIQUE PECCATTE; QUELLO PURO
A presto
Paolo
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