ANDRE CHARDON; LA NASCITA DEGLI ESPERTI
Conoscendomi, probabilmente se fosse capitato a me di nascere in una famiglia come quella di André, invece di appassionarmi di archetteria e liuteria, avrei dedicato l'esistenza a tutt'altro solo per spirito di ribellione. Ma visto da qui e ora, non nascondo che l'idea di fare parte di una famiglia come quella di Chanot e Chardon ha, per uno che fa il mio lavoro un fascino molto particolare.
Arco da violino André Chardon
Nonostante un buon talento manuale, non varrebbe forse la pena di raccontare la storia di André Chardon. Non che non abbia fatto delle cose buone; alcuni dei suoi archi son molto carini. L'importanza di questo personaggio nell'archetteria non è però data come detto da questo, ma dalle sue discendenze e conoscenze.
André è l'ultimo geneto di una progenie che ebbe inizio alla fine del Seicento con Georges Chanot; artigiano di cui poco si sa eccetto che ebbe tre figli, che fu l'inizio della storia di una famiglia che rimase centrale nel mondo dell'archetteria e della liuteria per quasi tre secoli, e in due nazioni.
Raccontare la storia di André come prima cosa mi consente di fare luce su uno di quei tipici cognomi a cui ci hanno abituato i nostri colleghi Francesi; "Chanot et Chardon".
Chi era questo signor Chanot, che nel marchio veniva prima addirittura del cognome di André? Un amico? Un collega liutaio?
Era sicuramente un suo collega, anche se leggermente più anziano di Lui. Georges Chanot II, nato a Mirecourt il 25 Marzo 1801, altri non è che il il bisnonno materno di André. Il nonno Joseph Marie Chardon (25/05/1843 - 21/06/1930), liutaio anch'esso naturalmente, rilevò l'attività del suocero nel 1872, che passo al figlio Marie Joseph Antoine Georges Chardon (24/04/1870 - 16/06/1949), ed in fine ad André, e con lui nel 1963 finì, dopo quasi trecento anni.
Le ragioni della straordinaria longevità della famiglia Chanot/Chardon sono sostanzialmente due: la ricerca, come vedremo alle volte infruttuosa, e l'eccezionale predisposizione di ogni membro di questa famigli al commercio.
E' famosa la scatola da viaggio del bisnonno Georges II (ndr. foto 16, pag. 340, "l'Archet", Millant/Raffin), con cinque livelli che contenevano quaranta archi. Il simpatico nonnetto era d'uso andarsene a passeggio per la Francia e l'Europa a caccia di legno e violini, riempendo la scatola di archi che usava come merce di scambio invece di pagare cash! Il nonno!!
La tradizione così è andata avanti anche per il genero, successivamente il papà di André, ed infine lui stesso.
Come vi dicevo per uno che fa il mio lavoro l'invidia è tanta. Provate a pensare che cosa sono stati in grado di collezionare i componenti di questa famiglia. Mi accontenterei di tenere in mano almeno una volta tutto quello che sicuramente hanno visto e toccato loro.
Anche ai giorni nostri le collezionisti che possiedono gli archi e gli strumenti eccezionali sono pochissimi, e soprattutto quasi tutti la collezione l'hanno ereditata. Ho avuto la fortuna di vederne alcune e vi posso garantire che cose di quel livello ce ne sono ben poche sul mercato. Come ho scritto qualche settimana fa, il "Sunrise", era di proprietà di Marc Laberte!
André, ultimo rappresentante della famiglia, nasce il 18 Luglio del 1897 a Parigi e già molto giovane inizia a frequentare il laboratorio paterno, dove rimane a lavorare e imparare il mestiere, anzi dovrei dire "i", vi spiegherò poi perché, fino al 6 di Aprile del 1915, quando verrà chiamato sotto le armi.
Alla fine della Prima Guerra Mondiale torna a Parigi, il 28 Giugno 1919, e l'anno successivo sposa una sua "amica di penna" del periodo in cui era sotto le armi.
In questo stesso periodo inizia anche ad avvicinarsi attivamente all'archetteria, non smettendo comunque di lavorare sugli strumenti.
Grazie alla branchia Inglese della sua famiglia e alla già citata attitudine al commercio entra in contatto con le novità proposte dai Londinesi come l'innesto alla "Hill". Simile all'appoggio Vuillaume come base concettuale ma con le superfici di nasetto e bacchetta ottagonali invece che rotonde, in seguito molto usato amche dai fratelli Morizot e da E.A. Ouchard.
Propone gli archi con bacchette triangolari: poco efficaci estremizzazioni della gestione della geometria della bacchetta della scuola Peccatte.
Fino ad oggetti tanto simpatici quanto inutili come l'arco che si smonta in due parti all'altezza della fasciatura, tipo stecca da biliardo. Anche questa trovata di provenienza Anglosassone.
Nel 1937 partecipa all' Esposizione di Parigi con Emile Auguste Ouchard e Andrè Richaume, e sempre in quel periodo si stabilisce in Rue de Rome.
Alla morte del padre, il 16 Giugno 1949, prende le redini dell'azienda di famiglia insieme a sua sorella Joséphine, riducendo quasi a zero la produzione di archi suoi e dedicandosi quasi interamente al commercio.
Muore il 24 di Agosto del 1963, e con lui si chiude la storia dei Chanot et Chardon nell'archetteria e liuteria.
Gli archi
Arco da violino Chanot et Chardon
Parlando strettamente di archi, anche in questo caso il caro André non fu affatto sfortunato. Come prima cosa si ritrovò a disposizione una quantità di legno lasciatagli in eredità dal nonno Georges Chanot II. La fortuna di un artigiano dipende molto dal materiale che ha a disposizione.
La fattura dei suoi archi personali è di buon livello, anche se in carriera non ne costruì molti, dedicando la maggior parte del tempo al commercio puro.
Da un lato comprava e rimarchiava archi di vario tipo; anche in questo le discendenze aiutano. Per lui e per la sua famiglia hanno costruito archi in moltissimi, o forse sarebbe meglio dire che loro hanno comprato archi un po da tutti. Victor Francois Fetique, Louis Morizot, Eugene Sartory, Jaques Audinot, ecc..
Dall'altro dava inizio ad un mercato che si sarebbe rivelato una vera e propria miniera d'oro.
Potreste credere che fino a poco meno di cento anni fa i certificati di autenticità nella liuteria e archetteria non esistevano? Indovinate un po chi se li è inventati??
No, non lui; suo padre, o meglio insieme. Ebbene si, il primo esperto di archi e strumenti Francesi fu Marie Joseph Antoine Georges Chardon!
Pensatelo intensamente e ricordate che la blasfemia è peccato.
Approfondimenti:
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A presto
Paolo
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