W. E. HILL E LE SCUOLE

La settimana, scorsa grazie al CR.Forma - azienda speciale servizi di formazione della Provincia di Cremona, che ha organizzato l'evento, e che naturalmente ringrazio, abbiamo potuto assistere ad una conferenza molto interessante sullo sviluppo della scuola di costruzione Inglese, tenuta da uno dei massimi esponenti attuali; il M° Tim Baker. Oltre ad aver fornito informazioni importanti sulle varie epoche e tecniche costruttive, mi ha anche stimolato una riflessione comparativa tra il modo di insegnare anglosassone, ed in particolare di W. E. Hill, e le scuole Francesi.

Arco da viola W. E. Hill & Sons in argento e ebano nudo

La prima notizia interessante che Mr. Baker ha fornito, riguarda il nebuloso arco transizionale: il famoso Modello Cramer. Anche Lui, come il M° J.F. Raffin, non ha saputo dire da chi sia stato sviluppato questo particolare modello, ma ha confermato che i primi archi di questo tipo costruiti in Inghilterra per mano di Dodd, avevano la curva.

L'arco che ha mostrato è datato 1770/75, quindi sicuramente successivo al momento in cui Cramer si recò a Parigi per eseguire il Concert Spirituel (1769), facendo conoscere il nuovo modello a Nicolas Léonard Tourte. Tanto da non avere la certezza che Cramer fosse stato il primo ad introdurlo in Inghilterra, dal momento che vi si trasferì solo nel 1774.

La seconda scoperta molto interessante riguarda appunto le curve. Al contrario della scuola Francese, la scuola Inglese non si spostò mai dalle curve del primo periodo. Nonostante la Rivoluzione Industriale abbia visto lì il suo inizio, gli archettai Inglesi non si lasciarono irretire dalle nuove meccaniche Voireniane studiate per incrementare la produzione a discapito della funzionalità. Questo il motivo di un crescente successo degli archi Inglesi, che vede il suo culmine nella prima metà del 1900.

Un altro aspetto che mi ha colpito della tradizione Inglese, è il modo di produrre e di insegnare. Il laboratorio W. E. Hill & Sons ad esempio, era allo stesso momento una scuola e un atelier di produzione. Si faceva un periodo di apprendistato che era poi finalizzato all'assunzione nel laboratorio.

Il modo di lavorare di questo laboratorio era molto simile ad un altro Francese molto famoso, quello di Jean Baptiste Vuillaume. Anche da Lui arrivavano ragazzi più o meno giovani e promettenti come Dominique Peccatte, che venivano affidati a artigiani più esperti perché ne completassero la formazione. Ma c'è una differenza fondamentale tra i due.

Di ogni arco prodotto nel laboratorio W. E. Hill & Sons, è possibile sapere tutto; chi lo ha costruito e in che anno, permettendo una più chiara valutazione economica dell'oggetto.

Ogni archettaio che lavorava per Hill aveva un suo numero identificativo che veniva riportato sull'arco e sul nasetto, consentendo rapidamente di riconoscerne l'autore, alle volte diverso per bacchetta e nasetto. In questo modo, oltre a dare a noi maggiori mezzi per la valutazione, Hill riusciva anche ad ottenere un livello qualitativo alto. In primo luogo perché gli consentiva di sapere chi faceva cosa, e di conseguenza come. E secondariamente gli artigiani stessi erano invogliati a dare il meglio di se, perché proprio grazie a quel numero che gli veniva assegnato potevano rivendicare la qualità del loro lavoro anche dopo l'uscita dal laboratorio. Un esempio classico è James Tubbs che addirittura timbrava con il suo timbro personale gli archi che aveva costruito anni prima per Hill, sui quali riusciva a mettere le mani.

Per Vuillaume è necessario affidarsi agli esperti ed ai loro certificati; e è l'esempio più cristallino. Spesso si trovano archi con timbri che sembrano non essere collegabili alle mani che hanno in realtà costruito.

Arco da viola Francois Xavier Tourte

Partendo dalle origini, l'esempio più classico; Tourte e Persoit. Nessun esperto li mette in relazione, anche se è praticamente impossibile che non si conoscessero, e che Tourte non abbia dato del lavoro a Persoit. I primi archi di Persoit fotografati sul libro "L'Archet" risalgono al 1823, anno in cui entra nel laboratorio Vuillaume appena costituito. Ma è difficile che quest'uomo non avesse costruito niente precedentemente, in primo luogo perché all'epoca aveva quarant'anni suonati, e secondariamente solamente tre anni dopo, nel 1826, gli è stato affidato Dominique Peccatte come allievo.

Il motivo di tale mistero è sicuramente da ricercarsi nel listino prezzi di questi due autori; Persoit costa più o meno la metà!

Arco da violino Jean Pierre Marie Persoit

Arco da violino Etienne Pajeot

E come dimenticare Etienne Pajeot, uno dei più grandi geni dell'achetteria di tutti i tempi. Anche Lui però non lavorava da solo. Nel 1815, quando apre a suo nome assume i giovanissimi Fonclause e Maire; il primo lo lascerà nel 1830 e il secondo rimarrà con Lui fino all'anno della morte, 1849.

Difficilmente troverete un certificato con scritto "Fatto da Claude Joseph Fonclause per Etienne Pajeot". Eppure non molto tempo fa durante un confronto tra esperti un arco da violino certificato Pajeot, ha suscitato l'ilarità di tutti i presenti. Era ovvio che fosse stato costruito interamente da Fonclause.

Arco da violino Joseph Fonclause

Arco da violino Dominique Peccatte (nasetto in copia)

Anche Dominique Peccatte non è stato immune dalle collaborazioni. E' dato notorio che nella Sua bottega lavorassero più o meno stabilmente Simon e Henry, e se si osservano gli archi si riesce a capire perfettamente chi li ha costruiti; ma naturalmente questa collaborazione quasi mai è riportata sui certificati.

Ancora più difficile è stabilire con chi abbia collaborato dal 1847, anno in cui torna a Mirecourt, fino alla morte. Di sicuro, almeno per i primi tempi con il fratello, ma altrettanto certamente non è stato il solo.

Arco da violino Pierre Simon

Arco da violoncello Nicolas Voirin

Lo stesso Francois Nicolas Voirin, anche se scomparso relativamente giovane, ha dato lavoro ed insegnato a costruire a Thomassin e Lamy Père, anzi; questi due continuarono a costruire archi per la vedova anche dopo la dipartita del Maestro. Sono i famosi "Voirin de la veuve". Questi ultimi sono solitamente ben accreditati nei certificati. 

Arco da violino Jean Joseph Martin

Martin, e in questo caso purissimo. Pensate però che prima di fallire, nel 1881, aveva una capacità produttiva di circa 1800 archi all'anno, e nonostante spesso gli autori non sono riportati, pare molto difficile che abbia potuto farli tutti da solo. 

Arco da violoncello Eugéne Sartory

Oppure la maga Circe; l'anno di costruzione. E' noto che Sartory abbia dato lavoro a più di un collega, ma nel Suo caso non ho mai visto un certificato che citasse anche solo una collaborazione con chi che sia; solo l'anno di costruzione. 1890, 1910, 1925, 1935; il problema è che molti di voi, al contrario di loro, non sanno con chi collaborava Sartory in questi anni.

Arco da violoncello Louis Bazin

L'estremo; i Bazin. Beh, cosa dire, qualche settimana fa ho fatto vedere un arco ad un esperto Francese, mentre lo studiava, ho timidamente asserito che poteva trattarsi di un Lapierre. Lui mi ha subito smentito: "- No, no, è Louis Bazin -".

P.S.: Marchel Charles Lapierre ha lavorato dieci anni per Louis Bazin.

Arco da violino Louis Morizot père

E in fine come dimenticarsi dei Morizot. Il vecchio Louis e i suoi figli hanno dato lavoro a generazioni di archettai e non solo, Lui stesso lavorò per molti tra cui Charles Nicolas Bazin, e il più famoso collega Parigino Sartory. Anzi quest'ultimo denunciò addirittura Louis Morizot, reo di aver scritto fuori della porta del suo laboratorio "Già aiutante di Eugène Sartory".

Così poca chiarezza, lascia purtroppo troppo spazio alla speculazione, perché se anche i certificatori, consci del fatto che l'arco non è assolutamente puro, danno una stima di valore più bassa, i commercianti possono comunque rivenderlo al cliente inesperto, come se fosse costruito dall'autore che lo ha timbrato.

In oltre, come è avvenuto per Persoit, riscoperto pienamente solo negli ultimi dieci anni, rischia quasi di far scomparire alcuni dei nomi più importanti di questa professione.

E' notizia di questi ultimi tempi, che il M° Raffin, stà pensando ad una nuova forma di certificazione, che sia capace di ridurre la probabilità di incorrere in eventuali errori di valutazione.

Confido nelle grandi capacità del Maestro!

A presto

Paolo