DOMINIQUE HENRY; dit HENRY JV

Mi piace studiare la storia; quella dell'archetteria in particolare, ma in generale sono un appassionato di vita vissuta. Gettare lo sguardo indietro da la possibilità di creare parallelismi logici molto utili, se non indispensabili per capire gli eventi della vita che viviamo; come la crisi economica ed esempio. Anche Henry JV fu falcidiato dalla crisi, non da quest'ultima naturalmente, ma da quella che ne è stata la progenitrice; la prima del nuovo mondo!

Arco da violino Henry JV

Non sono certo in grado di fare analisi di economia globale, ma la storia di questo piccolo artigiano, vissuto anche Lui in un periodo storico difficile, mi da la possibilità di fare alcune riflessioni sul come l'industrializzazione come sistema, abbia cambiato questo lavoro ed il mondo, e quanto si vedesse già da allora che era sbagliato.

Dominique Henry, nasce a Mirecourt l' 11 Dicembre del 1789 da Jean-Pierre Henry, vignaiolo, e Catherine Moine, primo di tre fratelli, tutti archettai.

Dopo aver compiuto l'apprendistato in un laboratorio della città natale, nel 1810 apre la sua attività e si sposa con Catherine JonVaux, una zia acquisita di Francois Peccatte, dal cui cognome prenderà la J e la V del timbro.

In quel periodo la Francia non era il posto tranquillo che conosciamo oggi. L'anno in cui nasce Dominique è naturalmente quello della rivoluzione, che libera si i Francesi, ma crea anche un caos difficile da controllare.

Quando ha solo dieci anni, nel 1799, il futuro imperatore Napoleone Bonaparte, compie il colpo di stato che lo condurrà al potere. Dopo poco tempo cade l'imperatore, portandosi naturalmente l'impero con se. Ve la faccio breve perché è storia nota: 1815 Congresso di Vienna, Restaurazione, e crisi economica degli anni 30.

La crisi che lacerò la Francia però non fu generata solo da lotte intestine ai vertici del potere, che certo la aggravarono, tanto è vero che interessò quasi la totalità dell'Europa; quella industrializzata!

In quel periodo il mondo stà cambiando. Come sapete alla fine del '700 esplode la rivoluzione industriale e nelle filiere produttive fanno il loro ingresso le macchine. Una su tutte l'invenzione del telaio, che rivoluzionerà talmente la produzione di tessuti da indurre Karl Marx, ne Il Capitale, a portare come esempio le "otto braccia di tela", per spiegare il rapporto tra capitale, forza lavoro, e produttività.

Dopo una breve euforia, dovuta al notevole incremento del capitale investito, grazie all'ottimizzazione dei tempi di lavoro, gli inventori dell'era industriale si trovarono davanti al primo grande problema: avevano inventato le macchine, ma con l'aumento di produzione era necessario incrementare ed allargare il mercato.

A seguito dell'ampliamento dei mercati, anche gli archettai, che come sapete non potevano, e non possono meccanizzare il loro lavoro, cercarono il modo di adeguarsi alle nuove regole. Francois Nicolas Voirin fu uno dei primi a fare modifiche strutturali alla meccanica degli archi sacrificando la funzionalità a favore della produttività.

Agli inizi del '800 risalgono i primi laboratori allargati, come quello di Etienne Pajeot, che nel arco di pochi decenni si trasformeranno in vere e proprie fabbriche; Bazin, Morizot. Quelli che come Henry JV, erano solo bravi archettai, e non commercianti e amministratori, furono inghiottiti dai debiti e costretti all'ignominia; altro esempio famoso è Jean Joseph Martin, che gli ultimi anni era costretto a vivere con un obolo comunale.

Un artigiano dalla manualità sorprendente del cui lavoro si conosce pochissimo purtroppo. Nei suoi archi si ritrovano naturalmente le linee stilistiche dominanti della Mirecourt di primo '800; quindi Pajeot, che in alcuni casi riesce ad eguagliare.

Muore il 30 di Luglio del 1854, povero e all'età di sessantacinque anni; di quel che ha fatto non rimane molto, ma quel che c'è è veramente ottimo livello.

E ora due parole sul perché dico che quella crisi le ha ingenerate tutte. Fatta eccezione per il fatto che anche noi facciamo lo stesso lavoro di Henry JV, e con le stesse problematiche, perché non è cambiato di una virgola dalla fine del '700 ad oggi. Analizzando il susseguirsi degli eventi risulta lampante che il sistema aveva un falla insanabile già dall'inizio.

Quando i mercati diventarono saturi perché tutti avevano tutto, furono costretti ad inventare la pubblicità, guarda caso anche quella un invenzione Ottocentesca, in modo da far capire alla gente che avevano bisogno di molte più cose di quelle che già possedevano, ma c'era, e c'è un problema; per comprare ci vogliono i soldi.

A questo punto le scelte erano formalmente due, e concretamente una: alzare i salari dei lavoratori per cosentirgli di consumare di più, oppure prestargli i soldi. Optarono per la seconda, in modo che lo stipendio dei lavoratori in poco tempo diventasse una partita di giro come l'IVA per intenderci.

E quando l'importo delle cambiali supera il valore dello stipendio?

Beh direte voi, "se gli operai non riescono a pagare, anche la fabbrica fallisce, non solo perché non vengono onorati i debiti, ma anche perché il mercato si ferma".

Si e no. Ad esempio, proviamo a capire che differenza può fare per i creditori dell'Italia in caso di un fallimento della nazione.

Se l'Italia fallisse, il nostro debito subirebbe un abbattimento del 70%, secondo gli accordi internazionali che regolano in mercato, quindi i nostri creditori incasserebbero solo il 30% dei danari che ci avevano prestato.

Potremmo anche pensare di farcela, magari con l'aiuto dei creditori, che per paura di perdere il 70% del loro investimento potrebbero darci una mano. Il problema stà nel fatto che il 70% del nostro debito è di proprietà di banche, assicurazioni, e cittadini Italiani!

Ci hanno rivenduto il nostro debito: viviamo o moriamo, prendono comunque il loro 30%.

Bello eh!

Approfondimenti:

FRANCOIS; L'ALTRO PECCATTE

FRANCOIS-NICOLAS VOIRIN; L'EQUILIBRIO PERFETTO

ETIENNE PAJEOT; L'ARCHETTAIO DALLE MILLE TESTE

CHARLES NICOLAS BAZIN; IL FONDATORE

MORIZOT FRERE E I SUPEREROI

JEAN JOSEPH MARTIN; L'ULTIMO GRANDE

I PAJEOT O PAGEOT

A presto e scusate il fuori tema

Paolo