L'ARTICOLO CHE NON HO MAI SCRITTO
Mentre scrivevo l'articolo dedicato a Georges Emile Barjonnet, archettaio del sottobosco Francese, mi sono reso conto di non aver mai affrontato seriamente l'argomento delle "scuole" e il modo in cui si possono scrivere e leggere i certificati. Provare a fare un po di chiarezza è il motivo che mi ha spinto a "non" scrivere il post che vi state accingendo a leggere!
Arco da contrabbasso collaboration G. Lucchi - D.T. Navea Vera
E' sempre un argomento piuttosto spinoso quello dei certificati e delle attribuzioni. Sui certificati lavorano molto i commercianti puri, e questi ultimi non sono molto inclini a palesare quello che c'è scritto. Due principalmente i motivi; da un lato quelli preparati che veramente sanno leggere un certificato sono in pochi, dall'altro chi invece sa non ha nessunissimo interesse nel rivelare i segreti che contengono.
Facciamo un esempio casereccio in modo di non irritare i cugini d'oltralpe.
Se mi fosse chiesto di scrivere un certificato per l'arco "G. Lucchi - Cremona" che vedete nella foto dovrei scrivere: "Arco da contrabbasso attribuibile a Giovanni Lucchi, anno 2005 - 2010". Per il semplice musicista queste parole avrebbero solo un significato letterale, per chi conosce le mani degli artigiani che hanno lavorato per il M° Lucchi e l'evoluzione del suo laboratorio cantano un altra e più realistica canzone.
Essendo il mio arco personale non solo lo conosco bene, ma quando è stato costruito ero direttore del laboratorio Lucchi & Sons, quindi so anche chi ha fatto cosa.
Nella fattispecie questo arco porta l'impronta di una mano principale e di quattro gregarie. La bacchetta è stata scelta personalmente da me e costruita interamente dal mio collega; il M° Navea Vera.
Il nasetto invece ne ha una in più. La costruzione è stata fatta da un collega che lavorava con noi, gli occhi li ho montati io, e le incisioni sono state fatte dalla sig.ra Antonella Soffiantini. Manca naturalmente la quinta mano che è quella di Giovanni Lucchi che lo ha timbrato.
In questo caso se avessi acquistato l'arco, l'investimento iniziale sarebbe garantito dal fatto che sia il M° Lucchi che il mio collega hanno valutazioni di mercato simili, ma non sempre va così bene.
Qualche anno fa mi è capitato di far certificare e valutare un arco da violoncello che avevo attribuito a Cuniot-Hury. Il collega Parigino redige un certificato in totale accordo con la mia opinione e scrive: "Arco costruito nel 1910 da Eugene Cuniot-Hury il collaborazione con Emile Francois Ouchard".
Bene, mente per un non addetto ai lavori questa frase può significare che magari Cuniot aveva fatto la bacchetta e Ouchard il nasetto o viceversa. Per me invece vuol dire che l'arco è "probabilmente" interamente costruito da Ouchard e sicuramente Cuniot-Hury non vi ha mai posato le mani sopra.
Perché ne sono così sicuro? Perché Cuniot-Hury nel 1910 è morto!
Anche qui il danno non è grave; quasi un peccato veniale, perché anche in questo caso le valutazioni degli autori sono simili; balleranno si e no un paio di migliaia di Euro. Cambia il discorso quando i nomi si fanno più altisonanti.
Qualche mese fa arrivando in laboratorio vedo un arco in rastrelliera, evidentemente in manutenzione, che non avevo mai visto prima. Preso dalla curiosità inizio a guardargli la testina, carina devo dire, e affermo: "Carino questo Morizot". Il mio collega mi guarda da sopra gli occhialoni da lavoro con una strana espressione e dice : "Anche la mortasa del nasetto è Morizot". Le mortase di questo artigiano sono famose sia per avere una geometria ben precisa, sia per essere non particolarmente curate, per usare un eufemismo; chi ne ha incrinato uno sa di che cosa parlo.
Beh a questo punto era ovvio che il timbro che avrei letto sulla bacchetta non riportava quel nome, altrimenti un affermazione come questa non avrebbe avuto senso, ma ho voluto aspettare ancora prima di leggerlo.
Guardo il nasetto e inizio a vedere qualcosa. Anche questo completamente Morizot ma con delle piccole modifiche che mi ricordavano un altro signore molto famoso all'epoca. Leggo il timbro e...
"E. Sartory à Paris"
L'arco naturalmente ha un certificato che riporta lui come autore, ma per me quell'oggetto era completamente Morizot e quindi domando al mio collega se oltre al nome del presunto artigiano sapesse quale fosse l'anno di costruzione indicato. Il 1917; bingo!
Chi conosce la storia dell'archetteria sa che in quegl'anni Sartory si fece fare più di un arco da Morizot almeno fino al 1919 in cui aprì a suo nome; il prezzo di vendita conferma tutte le teorie.
L'arco è stato venduto correttamente da chi lo ha certificato alla metà del valore di mercato di un Sartory "puro". Fosse stato prima del 1910 (Prell, Hoyer) sarebbe il 70% in meno; tra il 1918 e il '34 (Jules Fetique), meno 30%; dal '34 alla morte, 1946 (Luois Gillet) 60% in meno.
I problemi essenzialmente sono due. Da un lato anche se chi ha venduto ha preteso un valore nettamente inferiore alla valutazione dell'artigiano, dal momento che il certificato riporta solo il nome di Sartory, l'attuale proprietario potrebbe in futuro avere la possibilità di truffare degli eventuali acquirenti poco informati. La maggioranza direi.
L'altro problema è che anche se venduto al 50% di un Sartory puro, è comunque costato una cifra che è quattro/cinque volte maggiore rispetto alla valutazione attuale del reale costruttore; 400/500% in più per un timbrino!!!
Tutto questo per dire che per investire realmente in arte, come in qualsiasi altro settore, è necessario essere molto ben informati e esperti della materia o si rischiano brutte sorprese, e i certificati non aiutano quasi mai.
Per il momento mi fermo qui, ma la prossima settimana proseguiamo con il mercato ancora più sporco; i senza certificato, le écoles, e le grandi fabbriche.
Approfondimenti:
GEORGES EMILE BARJONNET E GLI ANIMALI DEL SOTTOBOSCO
EUGENE CUNIOT, dit "CUNIOT-HURY"; UNO, NESSUNO E CENTOMILA
GLI OUCHARD E LA RICERCA DEL GRAAL
EUGENE SARTORY; BAFFI DA BELGA A NASCONDERE UN SORRISO FRANCESE
EUGENE NICOLAS SARTORY; IL VELOCIRAPTOR
EUGENE SARTORY; CELLO 1930
LOUIS HENRY GILLET; IL SARTORY DEI POVERI
A presto
Paolo
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