ARCO DA VIOLINO PIERRE SIMON 1848 - 51; GLI SCAMBI
Non ce l'ho fatta! Nonostante le ore passate con il libri in mano, confrontando questo arco, quello della scorsa settimana, e quello che vi presenterò nel prossimo post, non sono ancora riuscito a fare luce sui miei dubbi d'attribuzione. Il sospetto è di trovarsi non davanti all'opera di un solo artigiano, ma piuttosto ad un coacervo di mani che lavorano.
Arco da violino Pierre Simon 1848 - 51
Come vi accennavo la settimana scorsa, l'esatta attribuzione degli archi di questi tre artigiani; Pierre Simon, quello che vedete nelle foto; Dominique Peccatte e Joseph Henry è tutt'altro che semplice.
La complicazione come sapete, nasce dal fatto che questi tre signori hanno lavorato uno accanto all'altro per più di dieci anni. Dominique Peccatte rileva nel '38 il laboratorio di Francois Lupot II, e nello stesso anno viene raggiunto dall'ormai formato operaio e amico Pierre Simon già trentenne.
Precedente di un anno è invece l'arrivo del quattordicenne "Enfant Prodige" dell'archetteria Francese; Joseph Henry, che pur lavorando per la Maison Chanot inizia da subito a collaborare con Dominique Peccatte.
Se per alcuni aspetti, pur essendo difficile, l'attribuzione, trattandosi di questo livello di ARTigiani è comunque possibile, visto il carattere molto marcato di ognuno di loro, a complicare le cose ci si mettono i libri. Si perché stranamente i testi più importanti dedicati alla nostra disciplina, riportano pochissime tracce dei loro lavori prima che aprissero a proprio nome.
E' una cosa che mi fece riflettere da subito. Quando pensi al laboratorio di Jean Baptiste Vuillaume i primi due nomi che vengono in mente sono Peccatte e Persoit; due dei maggiori artefici della fortuna dell'archetteria Francese. Quindi consultando la sezione del libro "L'Archet", dedicata a Lui, ti immagini di imbatterti in decine di archi fatti da questi due artigiani. Infatti ce ne sono fotografati addirittura due; anzi uno e mezzo visto che il Persoit non ha il nasetto.
Stessa cosa succede con Simon e Henry, nonostante abbiano lavorato ambedue dieci anni con Dominique Peccatte, non c'è traccia di un loro arco prima del 1848. Non solo, tra il '48, e il '51, anno in cui si separarono, il libro ne riporta solamente due, nelle sezioni a loro dedicate.
Perché?
E' veramente molto semplice: in quei tredici anni gli archi venivano fatti in comunità!
Uno faceva le bacchette, l'altro i nasetti, e forse non solo. Proviamo a concentrarci su alcuni dettagli.
La foto qui sotto raffigura la fine dello smusso sinistro del Dominique Peccatte dello scorso post, con quello di questa settimana.
Come potete vedere, nell'ultima parte di ambedue gli smussi c'è un piccolo scalino, molto simile se non identico considerando il solo legno, e non la fibra e la scarpetta che sicuramente non sono originali, almeno nel Simon.
Dominique Peccatte
Pierre Simon
Una linea così particolare come quella rappresentata dalle due foto, non è sicuramente una scelta stilistica, ma un errore, e si sbaglia d'istinto. Quello che voglio dire è che due mani diverse non possono compiere esattamente lo stesso errore nell'identico modo.
Si potrebbe dunque prendere spunto da questo parallelismo, per contestare la certificazione che attribuisce a Dominique Peccatte l'arco della scorsa settimana. Osservando meglio però, c'è ancora un incongruenza, e questa volta nella direzione opposta.
Se osservate la foto che ritrae la testina dall'alto, vi accorgerete che è molto diversa da quella dell'arco della settimana scorsa; stessa cosa la si osserva guardandola frontalmente. In oltre nell'inquadratura frontale, si noterà una diversa gestione non tanto della conicità o dello spessore, ma soprattutto, della diversa lavorazione delle guance, molto più arrotondate rispetto a questo; tipico di Peccatte.
E allora?
Ipotizziamo che l'arco della settimana scorsa non sia purissimo Dominique Peccatte, ma magari una piccola collaborazione con Pierre Simon?
No, perché osservando il lavoro di Simon non si riscontra in nessun caso, almeno da me conosciuto, un errore di mano di questo tipo. Se ne trova però testimonianza nel libro "L'Archet", nella sezione dedicata a Domique Peccatte.
Ma questo arco è stato attribuito a Simon, e giustamente tra il '48, e il '51.
C'è solamente un altra persona che poteva mettere le mani sia sugli archi di Peccatte che su quelli di Simon, ed è naturalmente Joseph Henry. Che ha lavorato appunto da Peccatte tra il '38, e il 47, insieme a Simon, e con quest'ultimo dal '48, al '51.
A prova di questo l'arco della prossima settimana, ancora attribuito a Simon, ma con uno smusso e una cresta decisamente diversi.
L'ipotesi, ma sottolineo che tale è e rimane, è che la bacchetta di questo arco possa essere stata costruita da Joseph Henry, durante il periodo di collaborazione con Pierre Simon.
Il nasetto, seppur leggermente provato dal peso degli anni, e dalla cialtroneria di alcuni restauratori o presunti tali, è assolutamente puro Pierre Simon, come quello del prossimo post.
E' tutto Simon, che si differenziava in pochissimi dettagli da Henry, ma chiaramente. La gestione delle curve della gola è tipica di questo periodo dell'autore; lievemente tondeggiante, con la parte superiore che compie quasi un angolo, e la paletta che va ad assottigliarsi.
Visto la vicinanza con Henry, inizia a prendere alcuni dettagli da lui. Fortifica molto, in questo periodo almeno, lo spessore dell'anello, e prende da lui anche il modo di gestire le guance.
Come vedete nella foto qui sopra, entra molto nell'interno della gola, fermandosi qualche millimetro prima dell'inizio dell'anello, e da li fa partire una linea obliqua che congiunge con l'angolo posteriore del nasetto.
Osservando però la foto qui sopra e le due sotto,si nota la piccolissima differenza tra Simon e Henry. Mentre il primo entra si, ma si ferma molto prima dell'anello, l'altro arriva fino in fondo e alleggerisce in questo modo di più la struttura, e per fare questo ha bisogno necessariamente di scavare la gola assai di più.
Ecco la testimonianza di cosa può fare la totale assenza di cultura e gusto. Naturalmente il restauro non è nuovo, e probabilmente quando è stato fatto avere le giuste informazioni non era così facile.
La placca del ginocchio è stata sostituita, come la slitta, ma chi l'ha fatto non sapeva che tutti e tre i signori di cui abbiamo appena parlato, facevano arrivare il metallo posteriore fino al livello dell'ebano, e portavano quello della slitta a battuta; come potrete vedere nell'arco del prossimo post, che ha il nasetto completamente sano.
In oltre, probabilmente per risparmiare, non sapendo che cosa aveva tra le mani, invece di usare l'argento, ha messo dell'alpacca in un nasetto così!
Anche il bottone sembra essere Simon, non conico, martellato e senza secondo colletto, che in quest'autore è assente o molto più piccolo che in Henry.
Approfondimenti:
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A presto
Paolo
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